BUMBLE: Come trasformare una sfida in un’opportunità

Whitney Wolfe Herd: un nome, una donna, la vittoria di molte. La CEO della dating app Bumble, fondata nel 2014, è stata classificata da Forbes tra le 100 persone più importanti nel 2018 ed è oggi nota come “l’ape regina degli incontri”. Da cosa origina la sua fama? E’ possibile spiegarlo con le sue stesse parole: lei “è la donna che si è rifiutata di essere silenziata dagli uomini”, promuovendo la filosofia “facciamo noi la prima mossa”. Dopo essere stata co-founder di Tinder, Herd lasciò la società denunciando non solo gli altri partners per violenze sessuali, ma l’intera organizzazione per essere promotrice di una cultura discriminante. Da qui prende origine la sua nuova impresa, una sorta di rivoluzione in cui la concezione dell’utilizzo delle applicazioni per incontri è totalmente ribaltata rispetto al suo significato originale, dando alla donna un ruolo centrale e concedendole uno strumento sicuro tramite cui fare la prima mossa.

Pertanto, Bumble non è sinonimo di incontri casuali in cui spesso si verifica il “digital sexual harassment”, ma è una piattaforma digitale in cui la tutela dei diritti delle donne ha priorità assoluta. Per garantire tale fine, le regole di Bumble sono tanto atipiche quanto disruptive: solo la donna può iniziare l’incontro e, dopo 24 ore, se non vi è risposta, esso termina. Inoltre, al fine di garantire la privacy, esclusivamente alle donne è concesso registrarsi anche solo con l’iniziale del proprio nome e, cosa più importante, un pedissequo screening delle foto è effettuato, al fine di evitare qualunque contenuto “offensivo” e/o mostrante nudità (ad esempio, agli uomini è consentito pubblicare foto che non mostrino oltre il petto nudo).  L’obiettivo di queste rigide policy è evitare qualunque sorta di molestia, violenza e abuso.

Nonostante il grande successo nei paesi anglosassoni, l’ambizione di Whitney non conosce confini, espandendosi anche in India, rivelatosi come il paese più pericoloso al mondo per le donne a causa dell’elevatissimo tasso di violenze sessuali e tradizioni culturali che compromettono la sicurezza del gentil sesso. Whitney Herd vide un’opportunità per emancipare le donne indiane, dichiarando in un’intervista per la CNN: “I paesi più tradizionali e con un mindset misogino sono mercati che noi reputiamo delle estese praterie”. Sebbene la società non abbia rilasciato statistiche sulla quantità di utenti nel mercato indiano, il successo di Bumble è stato enorme e cresce ancor di più, diventando simbolo di un cambiamento culturale in un paese dominato da utenti maschilisti che “non accettano che una donna possa incontrarli ed essere libera anche di non baciarli”, come affermato da Ankita, una trentenne indiana, user dell’app. Bumble è diventato il mezzo tramite cui le donne indiane si stanno liberando da tutti i preesistenti pregiudizi reputazionali, al punto che le users mandano il doppio dei messaggi rispetto a tutto il resto del mondo.

Whitney Herd è promotrice e fautrice di una rivoluzione digitale in cui la donna è tutelata nell’esercizio delle sue piene libertà e volontà di iniziare un incontro. Bumble non è solo un’app che genera milioni di profitti, ma è il cambiamento che molte donne aspettavano.

Diletta D’Avanzo