Probabilmente gli attori della finanza inglese devono ancora assimilare il minaccioso annuncio della hard Brexit voluta da Theresa May. Tuttavia, il predominio del quartiere di Canary Wharf, per ora, resiste. Almeno per quanto riguarda le start-up fintech in Europa. Il nuovo quartiere è stato scelto quale sede dai più grandi fondi d’investimento stranieri: Cocoon Ventures (cinese, con un patrimonio di 500 milioni di sterline), Index Ventures (americano, con un patrimonio di circa 400 milioni di sterline) e Santander (spagnolo, con un patrimonio di 60 milioni di sterline).
Vero è che anche la piazza finanziaria londinese del fintech fatica a tenere il passo con gli Stati Uniti: i finanziamenti a questo settore in America negli ultimi cinque anni hanno raggiunto l’ammontare di circa 32 miliardi di dollari. In Inghilterra, nello stesso periodo, non hanno superato i 6 miliardi di dollari. Nonostante la partita sembri persa in partenza, va anche considerato che la sola Londra, con questo ammontare, è pari a tutto il resto delle piazze finanziarie europee.
Canary Wharf rimane quindi il luogo prescelto dalle aziende fintech del vecchio continente, come testimonia anche MarketInvoice, piattaforma peer to peer dei prestiti che ha ottenuto recentemente 8 milioni di sterline di finanziamento. Nella classifica europea delle 50 start-up fintech con maggiore potenziale di crescita, ben 29 hanno scelto di basare il loro quartier generale a Londra. Da uno studio di EY, questo settore porta all’economia inglese :
- 6,6 miliardi di sterline di ricavi;
- 524 milioni di sterline di investimenti;
- 61.000 impiegati nel settore, pari al 5 % della forza lavoro nel settore dei servizi finanziari;
- 252.000 tecnici nel settore digitale;
- 35% come percentuale degli utilizzatori internet che ha utilizzato servizi finanziari fintech;
- gli utilizzatori di servizi fintech hanno età compresa tra i 25 e 45 anni e un reddito annuo superiore alle 50.000 sterline.
Queste sintetiche cifre ci raccontano un settore che, nell’economia britannica, sta assumendo un’importanza strategica nevralgica. Non sarà facile competere, nemmeno per piazze come Berlino, Parigi, Dublino e Lussemburgo. Ma quali sono i fattori che hanno portato Londra a essere così attrattiva per la crescita del fintech? Se pensate a forme di incentivazione fiscale vi sbagliate. Le ragioni, come testimoniamo i maggiori CEO delle aziende del fintech, sono altre:
- investimenti di svariati milioni di sterline nella informatizzazione della città (Tech City);
- la più alta concentrazione di laureati al mondo;
- la vicinanza della City, intesa come piazza finanziaria;
- facilità di accesso ai capitali;
- alta percentuale di immigrati residenti che hanno necessità di trasferire denaro.
La lezione della nascita e crescita di questo settore è imputabile maggiormente, in pratica, alla capacità delle persone e delle aziende di veicolare informazioni per creare relazioni tra i vari soggetti economici. Tutto ciò spiega perché sempre più aziende del settore dei servizi finanziari stiano adottando metodi da start-up per poter offrire condizioni di lavoro collaborative e flessibili. Le banche stanno per cambiare pelle, avvicinandosi sempre più al design delle start-up: secondo una ricerca, quelle che non riusciranno in questo intento saranno costrette ad acquisire società fintech. Il processo è già iniziato, come testimonia Barclays, che ha da poco rilevato un’azienda specializzata nei pagamenti digitali.
In conclusione, un brevissimo sguardo alla realtà italiana, che a fronte di questi processi di ristrutturazione del settore dei servizi finanziari impiega ingenti risorse per salvare realtà bancarie che offriranno servizi sempre meno competitivi, così che i loro clienti finiranno col guardare altrove per poter soddisfare le proprie esigenze. Il costo di queste scelte non coinciderà unicamente con i 20 miliardi di euro che andranno ad aumentare il nostro debito, ma implicherà anche la perdita di risorse tecnologiche, umane e di relazione che collegheranno lo smartphone a “Canary Wharf”.