Ci Sono 1.250 Miliardi Di euro Sul Conto: Cerchiamo Economisti Con Idee

La notizia sembrerebbe essere una di quelle buone, ma “non è oro tutto quello che luccica”. Una ricerca dell’Università francese IESEG ha calcolato in 1.250 miliardi di Euro l’ammontare che le banche nazionali dei singoli Paesi europei, al netto delle riserve obbligatorie, non sapendo come utilizzarli, hanno depositano in un conto nelle Banche Centrali Nazionali oppure presso la Banca Centrale Europea. Tutto questo denaro, ahimè, ha un rendimento negativo di 0,4%.

Vediamo di capirci qualcosa.

Il lavoro del banchiere è semplice nella sua funzione: erogare credito a imprenditori che lo utilizzeranno per investimenti nella produzione oppure a consumatori che desiderano avere una maggiore capacità di consumo, tuttavia bisogna avere intuito e tecnicalità per essere un buon banchiere. Dopo la crisi del 2008, Mario Draghi (BCE) ha fornito ai banchieri europei una grande quantità di denaro da immettere nel sistema produttivo per aumentare gli investimenti e i consumi, così da sostenere la crescita e la creazione di lavoro. Il QE di Mario Draghi, che si è concluso a Dicembre del 2018, è stato di circa 2.600 miliardi suddivisi fra i vari paesi, in base alle quote detenute nel capitale della BCE. La parte preponderante di acquisti di titoli, da parte della Banca Centrale Europea, è stata in Bund tedeschi, seguiti da OaT francesi e per terzi i nostri BTP italiani. Ci sono state occasione per analizzare se gli effetti desiderati si siano verificati o meno, ma, in questo frangente, la problematica dove vorrei porre attenzione è altra, chiedendoci :

Dove è finita la liquidità immessa dalla Banca Centrale europea attraverso gli acquisti di titoli?

Le banche nazionali avrebbero dovuto usare questa liquidità per erogare credito, tuttavia se la propria economia non lo richiedeva, ciò che rimaneva (1.250 miliardi di euro)  andava a incrementare le riserve non obbligatorie, per poi finire nei conti che ciascun istituto di credito ha presso la propria Banca Centrale Nazionale oppure presso la Banca Centrale Europea. Usando una similitudine sarebbe come aver fatto  il pieno di benzina della propria automobile con l’idea di parcheggiarla in garage. L’analisi dell’università francese dice anche altro, andiamo oltre, e vediamo cosa hanno trovato. Per il 67% (850 miliardi €) della liquidità in eccesso è detenuto in proporzione maggiore nelle banche tedesche (315 miliardi di €), in quelle francesi (200 miliardi €) e un centinaio di miliardi di € nelle banche olandesi. Le banche del Nord Europa, dunque, sono quelle che hanno usufruito (altra cosa è aver avuto il beneficio) maggiormente della politica espansiva monetaria della BCE (attraverso il QE), ricevendo liquidità maggiore della loro capacità di veicolare-investire la stessa nel processo produttivo e di consumo, viceversa “parcheggiandola” nel proprio sistema bancario. In sostanza gran parte della liquidità della BCE è stata data a chi non ne aveva bisogno, questa sembra una vecchia storia. Molte volte i banchieri hanno la tendenza di prestare i denari a coloro che non ne necessitano, convinti che la loro unica missione sia solamente quella di riportarli (i soldi) a casa senza troppo rischio. La legge di mercato è ineluttabile e ci ricorda che senza rischio non c’è rendimento e, infatti, la BCE li remunera in negativo. La regola funziona correttamente, ed è talmente vera che i “falchi” della Banca Centrale tedesca sono sempre stati contrari alla politica espansiva della BCE: si capisce che ricevere denaro per parcheggiarlo con un rendimento negativo alla stessa BCE possa essere un controsenso. La loro visione poco guarda al mercato creditizio europeo, infatti, per contro le banche italiane e spagnole hanno utilizzato circa per il 60% i finanziamenti agevolati erogati dalla BCE. La dipendenza nei confronti della BCE, attraverso gli strumenti LTRO (long term rifinancing operations) e TITRO (targeted longer-term rifinancing operations), delle banche italiane è del 33%, delle spagnole del 23% e delle francesi del 16%. Questa “fotografia” mi porta ad avviarmi verso la conclusione con alcune brevi considerazioni.

La prima, c’è qualcosa che non funzione nell’allocazione delle risorse monetarie a livello europeo, l’ammontare di 1.250 miliardi di € è un importo troppo ingente (circa 48% sul totale di 2.600), e produce solamente un rendimento finanziario per la BCE.  La BCE ha realizzato nel 2018 un utile di 1.275 miliardi di €, anche se lo stesso Mario Draghi, in varie occasioni, avesse ricordato che lo scopo del QE non fosse “massimizzare i profitti o minimizzare le perdite” della Banca Centrale Europea. Perdonatemi, se riprendo l’esempio automobilistico: il carburante non è passato dal serbatoio al motore, inutile riempire il serbatoio dell’auto e non riuscire ad accenderla.

In seconda battuta, qualcuno dirà che rafforzare le riserve non obbligatorie delle banche tedesche, francesi e dei Paesi Bassi rafforza il settore bancario europeo, tuttavia anche in questo caso, ritengo che sia più un “effetto ottico”: cessione di bond alla BCE in cambio di liquidità, e una parte ingente di questa liquidità, è nuovamente depositata presso la BCE. In sostanza il QE ha giovato sicuramente alla BCE e quindi alle singole Banche Centrali nazionali che si spartiscono gli utili in base alle quote del capitale, leggi, in primis la Banca Centrale tedesca. I “falchi” tedeschi sono poco convincenti quando si lamentano.

La terza considerazione, e più importante per l’Italia, è che questi “prestiti” invece sono assolutamente vitali e necessari per le banche del Sud Europa, in primis per quelle italiane, in assenza dovrebbero rivolgersi direttamente al mercato per rifinanziarsi, con tutte le conseguenze che potrebbero esserci, anche a livello sistemico, divenendo più vulnerabili.

Lo scenario europeo, come ci racconta questa ricerca dell’università francese, è molto frammentato, e c’è ancora molto lavoro da fare sui meccanismi di trasmissione delle politiche monetarie, le medesime politiche americane hanno spinto la “macchina economica” alla piena occupazione e al 4% di crescita, in Europa indubbiamente gli effetti positivi ci sono stati, tuttavia siamo lontani dalla piena occupazione e viaggiamo a meno della metà come crescita. Una riflessione seria sarebbe richiesta, senza continuare una sterile polemica (leggi falchi della Bundesbank) di rimbalzare reciprocamente le colpe tra il nord e sud d’Europa, poiché qualsiasi area economica ha il proprio sud e nord eppure gli effetti non sono poi così distorsivi.

Per uscire da questa “trappola della liquidità” si dovrebbe pensare ad un mega piano di infrastrutture materiali e immateriali, di cui l’Europa necessita per ridurre il ritardo in molte tecnologie ed innovazioni,  finanziato da un pool di banche europee attraverso l’utilizzo almeno in parte delle riserve non obbligatorie : la cifra, come garanzia, per iniziare è di tutto rispetto, sono 1.250 miliardi di €. Questa non è una situazione per vecchi economisti (e purtroppo non è una questione anagrafica).