Viviamo in una società sempre più multietnica. Si calcolano attualmente in Italia circa 2.200.000 immigrati, ma il numero di sicuro aumenterà nel corso degli anni. La presenza massiccia di stranieri che popolano le nostre città fa emergere un complesso sistema di bisogni, esigenze, diritti che necessitano di risposte concrete. Questo cambiamento, se da un lato ha portato arricchimento culturale nelle scuole e sul posto di lavoro, dall’altro ha comportato squilibri sociali per certi aspetti pericolosi. Da questa situazione emerge come, la figura del Mediatore Culturale, sia una delle poche figure professionali capace di mediare tra la cultura del Paese d’origine di chi emigra, e quella del Paese in cui è emigrato.
Il Lavoro
Il primo compito del mediatore culturale è quello di interprete al momento dell’accoglienza in Italia, aiutando chi entra nel Paese con documenti e faccende burocratiche. Il secondo step invece è la vera e propria mediazione culturale che serve ad aiutare chi è appena immigrato a comprendere quelle che sono le usanze e i rituali sociali del nostro paese per potersi integrare al meglio, ad avvicinarlo ai servizi pubblici e ad ambientarsi in questa nuova realtà. La figura del mediatore culturale può essere importante negli ambienti come scuole e ospedali, negli uffici per l’immigrazione, nei servizi pubblici, nelle questure e in carcere, presso asl e medici di base e presso le associazioni no profit e le organizzazioni umanitarie. Per fare il mediatore culturale è necessario conoscere approfonditamente la cultura e il modo di vivere italiano, ma sprattutto le abitudini e la lingua di un’altro gruppo etnico. Altre caratteristiche necessarie del mediatore culturale sono sicuramente ottime doti relazionali, predisposizione alla comunicazione e alla mediazione dei conflitti. Il professor Michele Grisoni, tutor storico di mediatori sin dagli anni ’80, sintetizza il mestiere di mediatore interculturale così:
Un operatore che facilita gli immigrati e i membri delle minoranze etniche ad accedere ai servizi pubblici. Per la sua storia anche il mediatore è stato immigrato. Perciò sa cosa serve ad un connazionale.
Come Diventare Mediatore Culturale
Dato che si parla di una figura professionale piuttosto nuova, il percorso per diventare mediatore culturale oggi non è ancora ben delineato. Molti atenei offrono corsi di mediazione culturale che spesso sono corsi interfacoltà tra Lingue, Lettere e Scienze Politiche oppure tra Psicologia, Scienze dell’Educazione, Scienze Sociali e Scienze Politiche. Sono nati anche dei corsi specifici di laurea, come quello dell’Università per stranieri di Siena e dell’Università di Milano. Il corso di laurea triennale istituito dall’Università degli stranieri di Siena reca la denominazione di” Mediazione linguistica e culturale”. All’Università di Milano invece il corso triennale in “Mediazione linguistica e culturale” è in particolare applicata all’ambito economico, giuridico e sociale. Il corso è infatti interfacoltà tra la facoltà di Lettere e Filosofia e la Facoltà di Scienze Politiche. Tra gli insegnamenti previsti: economia aziendale e politica, geografia politica ed economica, la cultura dei paesi stranieri, diritto costituzionale comparato. Oltre ai percorsi universitari, esistono dei corsi formativi organizzati dalle Regioni che in media vanno dalle 200 alle 700 ore e hanno l’obiettivo di formare le persone interessate e avviarle al lavoro in centri dove è richiesta la presenza di questa figura professionale.
Quanto si guadagna?
Essendo una professione nuova, è difficile stabilire il tipo di contratto prevalentemente offerto, il numero di lavoro e lo stipendio medio. Il compenso può quindi variare di molto in base al tipo di incarico offerto, anche se sembra che in Italia il guadagno medio di un mediatore culturale si aggiri tra i 16 e i 30 euro lordi all’ora.