“Dopo dieci lunghi anni di assedio, io, il grande Ulisse, escogitai un piano: dovevamo abbandonare la spiaggia di fronte a Troia, fingendo di esser partiti e lasciare un enorme cavallo di legno costruito da Epeo con l’aiuto della dea Atena. La maggior parte dei greci si nascosero nella vicina isola di Tenedo, fingendo di ritornare in patria. Dentro al cavallo ci nascondemmo io e alcuni altri valorosi guerrieri.”
La vicenda del cavallo di Troia è ampiamente narrata da Virgilio nel secondo libro dell’Eneide, lo stratagemma escogitato da Ulisse testimonia di conoscere in profondità l’indole umana. Compiacimento e appagamento offuscano, nell’occasione, ragione e prudenza con le conseguenze che tutti ricordiamo. La conoscenza delle debolezze dell’animo umano è così radicata in Ulisse da portarlo a non aver fiducia nemmeno in se stesso, quando decide di incatenarsi all’albero maestro per resistere al canto delle sirene. Nella foto di copertina rappresentato nella tela di J.W.Waterhouse al National Gallery of Victoria.
Sembra forse essere questa la sola possibilità che abbiamo davanti a mercati azionari che continuano imperterriti a macinare strada, sospinti dalla fame di rendimento che colpisce tutti, dal grande fondo al piccolo risparmiatore. Figli dell’universo a tassi bassi o negativi in cui le Banche Centrali ci hanno proiettato, sentiamo imprigionato il nostro naturale istinto alla crescita e pur di appagarlo, siamo disponibili ad accettare un rischio maggiore investendo in attività che fino a poco tempo fa erano residuali nei portafogli. Questo è l’effetto molto chiaro che vediamo sui mercati: tassi negativi sui rendimenti obbligazionari fino a 3 anni e liquidità che continua a entrare su mercati azionari più forti, e che, finalmente, è in parte destinata anche alle borse periferiche, come quella italiana, dove l’indice ha appena superato un livello che non vedeva da oltre 12 anni. Siamo l’unico Paese insieme alla Grecia ad avere tassi positivi a partire dai 4 anni, e se continuasse l’allineamento ai rendimenti dei paesi europei “core” (Germania, Francia), sarebbe plausibile pensare ad un accelerazione del nostro indice di borsa.
Non possiamo dire quanto potrà durare ma non vi è dubbio che anche questa volta ci pentiremo se dovessimo pensare, come spesso accade in questi momenti, che “questa volta è diverso”. Prima però che ciò accada o quanto meno, prima di farci slegare dall’albero maestro, dovremmo avere la forza di attendere una vera normalizzazione che ci sarà solo con inflazione, tassi di interesse in crescita e pressione sui salari. Tutto ciò, che è sinonimo di crescita sana e naturale, da sempre frutto dell’irrefrenabile pressione demografica e dell’innovazione. Entrambe testimoni della propensione degli uomini a “ ….non viver come bruti ma a seguir virtute e canoscenza”.