I Navigli che ricordano il porto danese di Nyhavn, piazza del Duomo che nei primi Anni ’90 era di fatto una versione tascabile della londinese Piccadilly Circus, un’Arena civica simile a quella veronese e un Arco della Pace che sembra il lontano cugino di quello francese voluto da Napoleone a Parigi per celebrare la vittoria di Austerlitz. Milano, da un punto di vista architettonico e monumentale, sa essere la commistione perfetta del meglio che il mondo può offrire ai suoi cittadini. A volte, forse, anche troppo.
Se ne può avere un esempio camminando per via San Dionigi, in zona Corvetto (per chi non lo sapesse, nel sud-est milanese) dove sorge El Signurun, una statua di Cristo, situata davanti a un edificio d’epoca al civico 6, molto simile a quella che svetta sulla montagna del Corcovado, sopra Rio de Janeiro. La storia della statua meneghina, però, è molto diversa da quella dell’opera in pietra saponaria che sovrasta la città brasiliana.
Innanzitutto è bene sottolineare che attorno alla sua origine ci sono più leggende che testimonianze. La tradizione popolare vuole che El Signurun de Milan fosse ripescato dalle acque della Roggia Vettabbia, che prima di essere interrata scorreva al posto della via, e posizionato all’incrocio della strada, sopra un piedistallo molto simile a un altare. Si dice anche che il Cristo fosse posizionato lì per salutare i viandanti che giungevano a Milano dalla vicina abbazia di Chiaravalle.
La grande particolarità della statua, però, è senza ombra di dubbio la mancanza della mano destra. Qui le testimonianze dei residente della zona, e non la leggenda, raccontano una storia decisamente meno romantica: venne troncata da una ruspa dell’AEM durante i lavori di riparazione di un lampione vicino. L’arto, però, dal momento dell’incidente è di fatto scomparso nel nulla.
Tra chi dice che venne recuperato dai Vigili del Fuoco del comando di via Ponzio e chi, invece, dice che venne portato nella vicina chiesa di Michele Arcangelo e S. Rita, il mistero sulla mano è destinato a restare tale ancora a lungo. In una città, Milano, che da qualche anno, senza saperlo, è stata anche un po’ Rio de Janeiro.