Danimarca 2050: il Primo Paese al Mondo 100% Rinnovabile

Le fonti di energia rinnovabile rappresentano uno dei pilastri principali della green economy e dello sviluppo sostenibile, il modo cioè di sottrarre il minor numero possibile di risorse al pianeta e garantire alle prossime generazioni un mondo meno inquinato. La paura dei cambiamenti climatici sta spingendo molti governi dei paesi avanzati e in via di sviluppo verso modi di approvvigionamento energetico alternativi quali l’installazione di pannelli solari e centrali eoliche, geotermiche e idroelettriche; i paesi del Nord Europa si stanno mostrando in questo campo come dei pionieri.

La Danimarca, per esempio, è una nazione di ridotte dimensioni (circa 5,5 milioni di abitanti) ma dai grandi obiettivi a lungo termine in questo senso. Fino al 1973, il paese era dipendente per ben il 99% da combustibili fossili provenienti dall’estero, una vulnerabilità che si palesò con la prima crisi energetica scatenata dai paesi del Golfo. Le “domeniche a piedi” e le altre restrizioni sull’uso dei carburanti spinsero l’allora governo danese a riconsiderare la propria politica energetica facendo leva sui propri punti di forza. Entro il 2050, infatti, il paese della Sirenetta di Hans Christian Andersen ha in progetto di soddisfare il 100% della propria domanda energetica esclusivamente da fonti di energia rinnovabile, con gli obiettivi ancora piú ambiziosi di rimuovere la dipendenza da carbone entro il 2030 e di produrre elettricità e calore solo da rinnovabili entro il 2035 – 20 anni a partire da adesso.

La natura relativamente pianeggiante e poco soleggiata dell’arcipelago danese sfavorisce però l’utilizzo di centrali idroelettriche e di pannelli solari. Quello che non manca è di sicuro il vento, che i danesi sfruttavano da lungo tempo per le macine dei loro mulini. Già nel 1978 si potevano contare 30 pale eoliche sul territorio, un numero cresciuto a 5600 nel 2002 e che ha visto un vero e proprio boom nell’ultimo decennio, con oltre 10 TWh (terawattora) di energia generata ogni anno. Le pale eoliche, sia onshore che offshore, fanno ormai parte del panorama danese e sono ben accette dalla popolazione locale, che ha investito i propri risparmi in progetti di varie dimensioni e gode adesso di un ritorno annuo anche del 5%. Il coinvolgimento con gli stakeholder da parte degli installatori sin dai primi istanti ha inoltre ridotto il fenomeno NIMBY (Not In My BackYard), concedendo la possibilità di modificare e/o partecipare economicamente ai vari progetti.

Grazie alle politiche di lungo termine applicate, il paese di Amleto può già adesso godere di una produzione di energia da rinnovabili pari al 23,6% del totale (l’Italia è al 12%), a cui contribuisce in maniera sostanziale anche l’uso di biomasse, ossia gli scarti agricoli e alimentari di matrice organica. La cooperazione con i paesi limitrofi consente inoltre ai danesi di stoccare nelle dighe norvegesi l’elettricità prodotta in eccesso quando il vento soffia forte, per poi riacquistarla a prezzi di mercato all’aumentare della domanda.

La strategia danese per i prossimi 35 anni, che prende il nome di grøn omstilling, prevede inoltre un abbassamento generale dei consumi grazie all’efficientamento energetico, all’utilizzo del teleriscaldamento per le case e alla diffusione di auto elettriche, anche se sul piano della mobilità sostenibile i danesi si sono da sempre contraddistinti per una peculiarità positiva: il 35% degli abitanti di Copenaghen va già al lavoro in bicicletta.