La storia personale di Leonardo Del Vecchio è nota a molti ed incarna il concetto di “sogno americano”.
Non conosce il padre, che muore prima della sua nascita, la madre è costretta a mandarlo in orfanotrofio a Milano, tuttavia i presupposti della sua “avventura imprenditoriale” sono da ricercare altrove: inizia presto e all’età di soli 14 anni, come molti in quella epoca, è già al lavoro.
La sua determinazione di affermazione lo porta ad Agordo, all’età di 25 anni, per avviare il laboratorio di componenti per occhiali che in seguito, con la volontà che lo contraddistingue, diventerà la Luxottica S.p.A. come conosciamo. Molto probabilmente l’esperienza del dolore e la coscienza dei propri desideri sono i veri fattori trainanti che hanno condotto l’intelletto di Leonardo (Del Vecchio) a raggiungere i traguardi con la sua azienda. L’industria mondiale degli occhiali vale circa 120 miliardi di € con un mercato di 1,4 miliardi di persone che li utilizzano.
Attenzione, questa è la “fotografia” attuale, le prospettive di mercato sono ancora più interessanti: sono circa 2,5 miliardi di persone, soprattutto in India, Africa e Cina, che nei prossimi anni avranno bisogno di acquistare un occhiale. Le cause di questa crescita sono da ricercare nell’invecchiamento della popolazione, e l’aumento sia della miopia e presbiopia.
Le previsioni sono che entro il 2050 metà della popolazione mondiale (circa 5 miliardi di persone) sarà miope. Tralasciamo le cause fisiche e biologiche che determinano questo deficit visivo, comunque per chi fosse interessato ci sono importanti studi medici a riguardo.
Lo scenario futuro economico del settore è in continua evoluzione sia come utilizzatori sia nel design e tecnologia, ciò che non è cambiato in tutti questi anni è la volontà del Signor Del Vecchio di voler essere protagonista di questo futuro. Si dice che per gran parte della vita di ciascuno, si viva senza avere la reale percezione della propria età anagrafica, sicuramente questa è per tutti una fortuna e può diventare anche una grande risorsa per chi la sa “interpretare”, l’ottantenne Del Vecchio non ha nessuna intenzione di sprecarla.
Considerato ciò, nel Gennaio del 2017, probabilmente dopo molti anni di ripensamenti strategici, era giunto il momento di mettere a segno un cambiamento, infatti Del Vecchio perfeziona il più grande accordo per lo sviluppo e crescita di Luxottica attraverso la fusione con Essilor, quest’ultima leader con il 45% del mercato nel settore delle lenti da vista per occhiali.
Le capacità di un imprenditore sono la visione strategica, le competenze organizzative ma ciò che lo rende leader è la forte determinazione nel voler raggiungere i risultati, e mi permetto di interpretare il pensiero del Signor Del Vecchio dicendo che proprio questo ultimo fattore deve essere stata la vera spinta per decidere di mettere a “fattor comune” le due aziende. In ogni caso come nelle unioni tra persone, vi è sempre una figura predominante, e questo ruolo, per ora, è della finanziaria Delfin di Leonardo Del Vecchio con il 31,4% delle azioni della Holding che controllerà le due società operative (Luxottica – Essilor).
Con questa quota di partecipazione, e probabilmente non è solo una questione di numeri, avrà saldamente il controllo operativo, che tradotto in sostanza, significa che “senza la nostra (Delfin) approvazione nessuna scelta in azienda verrà fatta”. Anche da questo punto di vista Del Vecchio si distingue dalle (ahimè !!) molte operazione di vendita che si sono succedute in questi ultimi anni da parte di molti imprenditori italiani. Raccontare la “cavalcata imprenditoriale” della Luxottica è materia di studio di molte Business School, proviamo a sintetizzare i passi salienti e capire quale scenario ci attende. Partiamo nella descrizione delle due realtà industriali.
LUXOTTICA inizia con una chiara visione strategica fin da subito: quella di raggiungere il controllo totale delle componenti nelle montature degli occhiali così per arrivare a monitorare l’intero processo produttivo di fabbricazione. Raggiunto il primo traguardo, l’idea successiva da realizzare è quella di avere una propria rete distributiva. Negli anni novanta si presenta una opportunità interessante e così viene acquisita la più grande catena di ottica negli Stati Uniti (LensCrafters).
Attualmente Luxottica ha circa 9.000 negozi di proprietà dove l’80% delle montature esposte sono marchi prodotti dall’azienda partita da Agordo. Altri 100.000 negozi nel mondo si avvalgono di contratti con Luxottica. Questa scelta gli ha permesso di far arrivare i propri prodotti velocemente sul mercato, e aspetto da non trascurare, di accaparrarsi una fetta ulteriore di profitto della distribuzione.
La mente imprenditoriale di Del Vecchio sforna una seconda grande intuizione: quella di associare l’occhiale al settore della moda. Oggi Luxottica ha circa una trentina di marchi di grandi stilisti che produce e distribuisce. Merita ricordarne in particolare uno: icona dell’immagine americana (non importa se la pensi come i repubblicani o i democratici) era l’occhiale a forma goccia di Rayban.
Del Vecchio non ci pensò molto ad offrire un assegno di 645 milioni di dollari a Bausch & Lomb per acquistarne il marchio. Il momento era perfetto per fare l’affare: per politiche di prezzo sbagliate da parte del proprietario storico un occhiale di tale immagine “iconica” si poteva comprare a soli 19 dollari. Dopo appena due anni dall’affare, Luxottica vendeva lo stesso occhiale al doppio del prezzo. Il simbolo “dell’aviatore” americano era stato salvato, tuttavia la promessa da parte di Del Vecchio di continuare a produrlo in America non venne mantenuta: la spostò in Cina e Italia.
Altri tempi rispetto alle idee dal motto “American first” di Trump. Ora è giunto il momento di fornirvi qualche “noioso” numero, che, comunque, racconta l’orgoglio di chi è partito da un piccolo laboratorio: 85.000 dipendenti, 24 miliardi di € di capitale, 9,1 miliardi di € di fatturato, utile di circa 1 miliardo di € e una quota di mercato del 14% . Le aziende non sono solo numeri: l’intreccio di storie personali, di sentimenti, di contrapposizioni con il management, di paure e tanto altro, ma poi arriva il momento di avere una visione e accollarsi la responsabilità della scelta. Certamente a Leonardo Del Vecchio questa ultima caratteristica non è mai mancata in passato e nemmeno ultimamente.
ESSILOR è un’azienda che produce lenti, nata dalla fusione nel 1972 tra Essel e la Silor, e subito dopo questa operazione, il management (con il 55% del capitale) decise di andare a conquistare il mercato statunitense. La leadership la raggiunsero nella tecnologia della produzione di lenti in plastica e brevettando le lenti progressive Varilux . I concorrenti, dal nome di Hoya e Zeiss, vengono poi battuti anche attraverso una politica commerciale molto attenta ai rapporti interpersonali. Sul fronte dei numeri i margini di profitto nel settore delle lenti sono “stratosferici” si parla di ricarichi di oltre il 700%. Il fatturato è di 7,4 miliardi di €, il capitale è di 23 miliardi di €, 61.000 dipendenti e un utile di circa un miliardo di €uro. L’azienda rifornisce nel mondo circa 400.000 negozi (quasi 4 volte di più rispetto a Luxottica) e ha depositato negli anni circa 8.000 brevetti. Altra caratteristica importante è che questa azienda destina circa 200 milioni di € in ricerca e sviluppo. Cifre in valore assoluto gigantesche, se pensate che è il triplo di quello di tutte le altre aziende del settore, tuttavia in rapporto al fatturato siamo a poco più del 2%, rapporto che piacerebbe anche a Warren Buffet con la sua tecnica d’investimento “value investing”, ma andiamo oltre, visto che quella metodologia l’abbiamo già raccontata altre volte. Molto altro ci sarebbe da dire, ma lascio alla Vostra libera interpretazione come leggere le “affinità strategiche” e combinare i numeri che vi ho raccontato, in maniera da prevedere il futuro di questa fusione. Sicuramente sia l’imprenditore italiano sia il management francese sono coscienti che delle componenti di un occhiale nulla oramai è fuori dal loro controllo.
Basterà tutto ciò perché sia una fusione di successo ?
Per fortuna nulla è scontato: come sempre anche con un mercato di grandi prospettive, le strade dello sviluppo futuro di qualsiasi vicenda imprenditoriale sono dettate da molti fattori: tecnologici, di mercato e innanzitutto dalle scelte manageriali capaci di realizzare al momento giusto la schumpeteriana “distruzione creatrice”. I tempi futuri si fanno interessanti.