Discorso di Fine Anno: Manuale per Aspiranti Presidenti

Alcuni rituali non appassiscono nel tempo. Se correttamente contestualizzati, portano con sé una carica simbolica ed un valore catartico incredibile. Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica è uno di questi. La tradizione è internazionale, con piccole differenze di paese in paese. Molti lo tengono il giorno di Natale, qualcheduno la Vigilia (Il Re di Spagna), tutti gli altri tra il 31 dicembre e il 1 gennaio.

In Italia, dal 1949 ad oggi, senza alcuna interruzione, tv e radio a reti unificate hanno trasmesso il discorso il 31 dicembre, alle ore 20.30, per una durata di circa 15-20 minuti.

Dal primo discorso, quello radiofonico di Einaudi, a quelli televisivi più recenti di Ciampi e Napolitano fino al primo atteso intervento di Mattarella, 65 discorsi di fine anno hanno accompagnato gli italiani dando spazio alle personalità dei singoli Presidenti, più di quanto il loro format istituzionale possa far ritenere.

E’ risaputo che, per virtù o per vizio umano, l’incipit e la chiusa finale di un discorso sono di gran lunga ciò che rimane maggiormente impresso.  Spesso ci si è concentrati sull’incipit, perché il finale era universalmente accettato si concludesse con un facile e sempreverde ringraziamento. Ma “Easy is lazy”. Solo 7 dei 217 discorsi presenti nell’antologia dedicata di William Safire concludono con un “grazie”.

Aspiranti Presidenti, appassionati oratori, amanti chiacchieroni: vediamo dunque 5 consigli per concludere i vostri discorsi come si deve.

1. Chiudere il Cerchio: terminate con una ripresa dell’inizio (dire cosa state per dire, ditelo, dite cosa avete appena detto);

2. Chiamata alle Armi: invitate il vostro pubblico a mettere in pratica quello che avete appena detto loro;

3. Il Potere dell’Eco: ripetete una parola chiave come un mantra conclusivo, che raggiunga le orecchie dei vostri ascoltatori per poi riecheggiare ad oltranza nelle loro menti;

4. Il Titolo alla Fine: scegliete un titolo provocatorio, il cui senso non sarà chiaro fino alla fine del vostro intervento. Solo allora svelerete il significato della vostra provocazione;

5. Le Immagini Restano: concludete con un’immagine iconica, un esempio che sia facile da visualizzare. In questo caso torna utile evocare l’immaginario condiviso dei grandi film.

L’ultima parola cristallizza il nostro pensiero, galvanizza il nostro messaggio e mobilizza il nostro pubblico.

In attesa di inchiodarci al divano per apprezzare le doti oratorie del Presidente Mattarella, concludiamo citando Giorgio V, il monarca britannico protagonista del capolavoro “Il Discorso del Re”: “In passato ad un re bastava apparire rispettabile in uniforme e non cadere da cavallo, ora dobbiamo invadere le abitazioni del popolo per ingraziarcelo. Questa famiglia è stata ridotta alle più basse e spregevoli di tutte le creature. Siamo diventati attori”.