Siamo andati al MilanoFilmFestival, uno spiraglio sul mondo e sul suo cinema meno conosciuto, fatto di nuovi artisti, corto e lungometraggi, animazioni, produzioni sperimentali e nuovi sguardi su quell’arte delle immagini in movimento che, ormai centenaria, non smette mai di rinnovarsi.
E in questo mondo, abbiamo incontrato il giovane regista italiano Enrico Maisto, 26 anni, e il suo film Comandante, storia dell’amicizia tra un giudice, suo padre, e l’estremista Felice, sullo sfondo della Milano dell’ultima fase degli anni di Piombo. E gli abbiamo chiesto di raccontarci come un giovane potesse fare un film.
L’idea?
In realtà il film è partito da un progetto completamente diverso: volevo fare un ritratto di un personaggio della mia infanzia e lavorando su questo ritratto sono emerse delle cose del suo passato che io non conoscevo, questo ha cambiato la direzione del film. Ci sono voluti 4 anni di continua rielaborazione riscrittura.
Non sei il primo in questo festival che sento parlare di tempi di realizzazione così lunghi.
Bisogna fare innanzitutto una distinzione. Per quanto riguarda il documentario ci sono dei tempi fisiologici diversi rispetto ad un film di finzione, dove uno scrive la sceneggiatura e poi passa alla realizzazione e le difficoltà sono più che altro finanziarie. È una prerogativa del documentario è quella di avere dei punti di gestazione molto lunghi: si lavora con persone vere, non attori, quindi il film lo decidono anche un po’ loro: devi stare ai loro tempi, ai loro limiti e alle loro malattie.
Il tutto in autoproduzione
La prima difficoltà sono ovviamente i soldi, ma nel corso della realizzazione ci sono stati anche aiuti e donazioni di persone che hanno creduto nel progetto. Ciò che mi ha aiutato principalmente è stato lavorare con una squadra di persone di fiducia che è diventata azionista del film: tutta la mia squadra di tecnici, quella manodopera giustamente costosa e altamente specializzata nel cinema, ha investito sul progetto, riducendosi anche la paga: alla fine il costo effettivo pagato è diverso da quello che sarebbe stato se queste persone non fossero state così coinvolte.