Sace è una società a controllo pubblico attiva nell’export credit e specializzata nelle assicurazioni sui crediti commerciali all’estero. Il suo ufficio studi ha da poco reso noti i risultati circa lo stato di salute dell’export italiano e i dati emersi non sono stati del tutto positivi.
Il 2016 ha infatti visto un modesto aumento delle esportazioni del Belpaese, compreso tra lo 0,5 e lo 0,8% su base annua. Il che, se si pensa che nel 2015 tale incremento è stato pari al 3,5%, desta qualche preoccupazione.
Il vero problema di questo calo è dato dalla contrazione della domanda proveniente da alcuni Paesi: si pensi alla Russia, dove il Made in Italy ha subito un calo di ben 5 miliardi negli ultimi tre anni, come affermato da Antonio Fallico – Presidente di Banca Intesa Russia – durante il seminario Italia-Russia, l’arte dell’innovazione, che si è tenuto a Genova: “Nel 2016, se i nostri dati saranno confermati, il valore dell’export italiano verso la Russia sarà di 6,1 miliardi di euro. Se così andranno le cose, mancheranno all’appello poco meno di 5 miliardi”.
Nonostante queste allarmanti constatazioni, è bene sottolineare che proprio Intesa Sanpaolo, insieme a Prometeia, ha stimato un lieve aumento dell’export manifatturiero, il quale ultimo arriverà a sfiorare il 2,2% nel 2017 e il 2,8% nel 2018.
Il terreno fertile delle esportazioni Made in Italy resta la Germania, che registra importazioni dalla Penisola pari a circa 51 miliardi di euro su base annuale (dati Istat). Subito dopo la Francia, con oltre 40 miliardi di importazioni l’anno, seguita dagli Stati Uniti – che registrano import per quasi 40 miliardi – e il Regno Unito, a quota 22,4 miliardi. E’ chiaro che il nucleo forte dell’export italiano è rappresentato dall’Europa: contrariamente a quanto vien da pensare, infatti, sono i Paesi del Vecchio Continente a garantire ancora margini di crescita alle esportazioni. In Cina, ad esempio, i dati riportano una domanda di prodotti italiani pari ad appena 10 miliardi di euro.
Dati preoccupanti, insomma. Soprattutto se ci si fossilizza su una frase del report di Prometeia e Intesa Sanpaolo dell’ottobre 2016: “La minor espansione è frutto… della perdurante debolezza della domanda estera”. Tuttavia, si legge nello stesso documento che “Le imprese italiane sono riuscite comunque a cogliere le opportunità presenti in uno scenario internazionale poco favorevole, con performance migliori rispetto a quelle dei principali concorrenti europei: nei primi sei mesi dell’anno la quota italiana sul commercio mondiale ha evidenziato una crescita, confermando la tendenza delle nostre esportazioni a reggere meglio le fasi di rallentamento della domanda mondiale e, parallelamente, a mostrare maggiori difficoltà nell’agganciare le fasi di accelerazione”.
Insomma, se è vero che l’export Made in Italy sta vivendo un periodo di semi-stallo, è anche vero che – seppur a piccole dosi – le esportazioni continuano a crescere e l’Italia si attesta tra i maggiori player del mercato mondiale.