“Quello che Marchionne aveva promesso e previsto si è realizzato puntualmente. Quindi complimenti’’.
Era il 6 Maggio del 2006 e così esordiva l’allora amministratore delegato di Intesa, Corrado Passera, dopo la presentazione dei dati trimestrali di Fiat Group Automobilies, un primo passo verso l’aggiustamento finanziario era stato compiuto con successo.
Di certo, nessuno allora si immaginava che il gruppo Fiat avrebbe rilanciato la propria gamma prodotti, comprato il 100% di Chrysler e fatto ripartire con sprint l’Alfa Romeo.
FCA: Con quali step siamo arrivati fino a qui?
Con una strategia prudenziale di riduzione degli sprechi, razionalizzazione delle efficienze, scioglimenti dei legami con la politica e ricontrattazione delle principali forniture, viene chiuso l’accordo con General Motors per vie legali, un divorzio burrascoso tra i due marchi, che però fa entrare 1,55 miliardi di euro nelle casse del gruppo. Da qui si finanziano la nascita dell’Alfa 159 e delle sue derivate con alcuni motori e pianali in comune con GM, esce la Grande Punto e nel 2007 nasce la nuova 500, un successo straordinario per la city car torinese che diventa una sorta di world car; gli altri modelli ottengono una discreta quota sul mercato italiano.
Marchionne sa che la Fiat ha troppi debiti e non può affacciarsi sul mercato con un mentalità e una politica economica orientata verso il mercato domestico, come aveva fatto negli ultimi anni: troppo poca la redditività e serve cassa per diluire il debito.
All’inizio del 2009 Chrysler è debole e tramite la fiducia di Obama, Marchionne rinnova la gamma del gruppo americano, salvandolo dalla bancarotta. Una mossa perfetta, perché Fiat deve aumentare la qualità costruttiva, migliorare la produttività degli impianti ed avere una visione globale, così piano piano scala l’intero pacchetto azionario. Il 2014 è l’anno della fusione: l’accordo tra Fiat e Uaw per acquistare il 41,46% di Chrysler in mano al sindacato americano: a quest’ultimo andranno subito 3,650 miliardi di dollari, più altri 700 milioni spalmati in quattro rate di qui ai prossimi tre anni. Nasce FCA, sede legale in Olanda e sede fiscale a Londra, in Italia rimane la base direzionale per l’area EMEA.
Le prime due effettive auto frutto della fusione dei due marchi sono Fiat 500X e Jeep Renegade, prodotte a Melfi. Infine lo scorporo della Ferrari dal gruppo e la sua quotazione a Milano e Wall Street: FCA, socio di maggioranza con il 90% dei titoli, vende 17,175 milioni di azioni a un prezzo unitario compreso fra 48 e 52 dollari; alle azioni offerte si aggiungerà una greenshoe da 1,7 milioni di titoli. Il totale corrisponde al 10% circa del capitale Ferrari.
Fca incassa una somma compresa fra i 906 e i 982 milioni di dollari (800 e 865 milioni di euro) che riducono l’indebitamento e vanno a finanziare il rilancio di Alfa e Maserati.
FCA: Ma qual è la strategia in atto ora?
La totale dissoluzione del del debito: ottimizzare il più possibile i costi dei marchi generalisti come Fiat, producendo auto piccole e medie in paesi dove costa meno la manodopoera, visto che questo settore delle auto generaliste genera profitti e margini di guadagno ormai irrisori circa 300-500 euro a macchina per la vendita di una Punto o Panda e invece, ottiene margini di guadagno molto elevati, puntando sul settore premium nel comparto internazionale.
Sviluppare e consolidare la presenza globale del marchio Alfa Romeo, con il compito di attaccare le rivali tedesche, inglesi e svedesi con modelli prodotti solo in Italia; già si stanno ottenendo grandi margini di guadagno ed entro il 2020 si completerà la gamma con altri due suv ed un’ammiraglia. L’obbiettivo non è solo quello di vendita, bensì creare fiducia verso questo marchio dopo 30 anni di assenza dal mercato con prodotti all’altezza della sua storia.
Maserati: grazie alle vendite del suv Levante, si finanzierà lo sviluppo delle nuove GranTurismo e della piccola Alfieri. Probabile l’arrivo di un nuovo suv più piccolo in un prossimo futuro. Focus principale rimane comunque quello di coprire i segmenti di fascia alta con esclusività. L’ebit adjusted del 2015 è 105 mln, quello del 2016 è 339 con un delta del 223%.
Fca disaggrega i risultati per aree geografiche:
EMEA(Europa, Medio Oriente e Africa), NAFTA (Nord America, Messico, Canada), LATAM (America Latina), APAC (Cina, Australia, India).
Progressione vendite dal 2011 al 2015
Ora il gruppo conta 231.000 dipendenti, 111 mld di ricavi, 4,7 mln di consegne complessive e un ebit adjusted di 6,1 mld. Al 31 Dicembre del 2016 il debito industriale scende da 5,049 mld a 4,585 mld. I marchi sono: Alfa Romeo, Chrysler, Dodge, Fiat, Jeep, Lancia, Abarth, Dodge, Srt, Maserati, Magneti Marelli, Comau, Teskid.
Andamento delle vendite di FCA in Europa
Marchionne abbandonerà FCA nel 2019, quando saranno approvati i risultati del 2018, ma rimarrà in Ferrari fino al 2021.
FCA: Ma chi sarà l’erede di Marchionne?
La questione più spinosa è proprio trovare il suo successore: serve un manager che sia in grado di perseguire la strategia di consolidamento dei marchi e cerchi una probabile fusione nel futuro.
Difficile immaginare che Elkann si appoggi ad un head hunter internazionale di alto profilo come Korn Ferry o Egon Zehnder, più probabile una selezione interna di un manager di fiducia con un’ampia conoscenza del gruppo.
Voci di mercato danno in pole Alfredo Altavilla, COO EMEA oppure Reid Bigland, head of Alfa Romeo e Maserati. Il primo in Fiat dagli anni ’90 ha seguito tutte le fasi di sviluppo del gruppo, il secondo sta gestendo tutte le attività di rilancio dei marchi Alfa Romeo e Maserati. Chi la spunterà?
Ludovico Cesare Boero e Giacomo Giombetti