Investire sul futuro del proprio paese vuol dire investire nelle nuove generazioni di cittadini. Prosperità e solidità di un paese infatti si ottengono anche attraverso buoni investimenti nella formazione capitale umano. Mentre la consultazione pubblica lanciata dal governo per la riforma della scuola italiana è ancora aperta, la Ragioneria Generale dello Stato fornisce i dati sulla spesa pubblica dei diversi paesi europei tra il 2010 e il 2012.
Siamo andati ad analizzare quanto incide sul Pil la spesa primaria per Istruzione. Nel complesso, la media dei 27 stati membri dell’Unione Europea si attesta al 5,3 %. Per stilare la top ten abbiamo scelto di considerare la spesa media tra il 2010 e il 2012 dei soli paesi dell’Eurozona.
10. Lussemburgo – 5,1%
9. Austria – 5,6%
8. Malta – 5,7%
7. Olanda – 5,8%
(Brede School De Kikker Osdorp, Amsterdam. Photo Credits: Arjen Schmitz)
6. Francia – 6,1%
(Biblioteca inter-universitaria di Sainte-Geneviève, Parigi. Photo Credits: Marie-Lan Nguyen)
5. Belgio – 6,3%
4. Estonia – 6,3%
(Gustav Adolfi Gumnaasium, Tallin. Photo Credits: Stefano De Luigi)
3. Finlandia – 6,4%
(Saunalahti School, Espoo. Photo Credits: Andreas Meichsner)
2. Slovenia – 6,6%
(Biblioteca della Facoltà di Economia dell’Università di Ljubljana)
1. Cipro – 7,2%
(Università di Cipro, Nicosia)
Per l’Italia quindi nessun posto in classifica. La spesa in istruzione incide sul Pil del 4,2%, ben al di sotto delle media di Europa27. Sarebbe necessario cominciare a “considerare le spese per l’istruzione non come costi, ma come investimenti in capitale umano“. Lo disse il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini a pochi giorni dalla sua nomina. C’è forse bisogno di un ripasso?