È uno dei fautori del benessere applicato al corpo, alla mente e naturalmente al fitness. C’è chi definisce il suo ruolo un life coach del fitness, un terapista del corpo, ma nel mondo dello sport tutto ciò si racchiude nella definizione di personal trainer e nel suo caso anche di dietista. Ivan Lurgo è considerato oggi uno degli allenatori più preparati e conosciuti del nostro paese. Nel suo curriculum ci sono tra gli altri esigenti amministratori delegati, personaggi del piccolo e grande schermo, sportivi.
Noi di Smartweek lo abbiamo intervistato per capire come sta cambiando il modo di guardare al fitness e l’universo delle palestre nel nostro paese.
Milano viene definita la capitale italiana del fitness. Conferma?
È sicuramente più avanti rispetto alle altre città. Offre servizi migliori, delle classroom avanzate e al passo con i tempi. Si è affermata negli anni la cultura della palestra grande appartenente ad un grosso network, come quella di cui faccio parte. Nel mio piccolo, io ho cercato di portare la cultura della piccola palestra, quella in cui con i clienti si crea una piccola community, una sorta di famiglia allargata con cui ogni tanto uscire dall’ambito della sala.
Può tracciare un identikit del suo cliente tipo?
È una clientela di tutti i tipi, dallo studente che vuole mettere su la muscolatura per l’estate alla cinquantenne che vuole mantenere una buona forma fisica che con l’età stenta a rimanere tale. Io non amo categorizzare i clienti. In palestra siamo tutti in pantaloncini e maglietta. Tutti i clienti vengono allenati 2-3 volte a settimana in modo duro e intenso indipendentemente da chi sono. Non esistono tute blu o colletti bianchi.
Negli ultimi anni si è assistito ad un repentino cambio di immagine dell’estetica e del corpo collegato al mondo delle palestre. E’ corretto?
Innanzitutto la fisicità portata all’estremo non va più di moda e ha lasciato spazio alla cultura del benessere, dello star bene. Anche i grossi produttori di macchinari si sono adeguati al cambiamento e non producono più in maniera massiva le attrezzature per la muscolatura estrema. La palestra vista come body building è stata soppiantata dal concetto di wellness.
Anche la palestra vive le mode e i trend a seconda delle stagioni. Quali sono le tendenze del momento?
Oggi va di moda l’attività che ottimizza il tempo praticata ad alta intensità. Un’ora al massimo e con i tempi di recupero che diminuiscono sensibilmente. Il cliente è portato allo stremo spesse volte perché vuole avere la sensazione di aver lavorato.
Il ruolo di personal trainer è una figura a metà tra quella di un life coach, un terapista, un allenatore. Rispetto al passato la sua attività è concepita in maniera diversa?
L’immagine del trainer era più classica. Il personal era colui che stava sempre tra le mura di un club e veniva chiamato per rimetterti in forma. Ora è come nel mio caso un professionista del benessere, un sarto che cerca di cucire addosso al cliente un programma personalizzato e in grado di arrivare a raggiungere diversi obiettivi. Il lavoro non si esaurisce dentro la palestra. Oggi un buon personal trainer è colui che ti tiene in maniera soft il fiato sul collo.
Non si parla quindi più di muscoli ma di benessere. Ma quanto si lavora ancora in allenamento?
Si lavora moltissimo. Io, sinceramente, cerco di far maturare la volontà che ha una persona. Tanto quanto uno è intenzionato a cambiare, tanto ci sto dietro. Premio la costanza e l’impegno. La migliore pubblicità è la soddisfazione, non il cliente famoso. Cerco di farlo lavorare, di stimolarlo. Nella nostra ora si lavora, prima e dopo la chiacchiera ci sta. Ma la perdita di tempo con me non è tollerata.
Internet e la televisione hanno diametralmente cambiato l’approccio alla palestra. Siamo nell’era dei tutorial, della palestra durante il tg. Ha un’opinione a riguardo?
Sicuramente con Internet i metodi di allenamento arrivano più velocemente da un paese all’altro. Il crossfit ad esempio è arrivato in tempo zero. Altra cosa, non dimentichiamo che Internet è una vetrina. Tutto ciò che può essere utilizzato è un’integrazione. Da noi hai una personalizzazione.
Segue numerosi personaggi famosi. In palestra scatta l’emulazione del VIP di turno?
Alcune volte capita! Io faccio fare lo stesso lavoro senza problemi, nel caso in cui l’obiettivo sia tale e quale a quelli prefissatoci con la persona cosiddetta famosa. Ma in palestra l’importante è lavorare, non emulare. Per me il cliente non fa differenza, devo solo vederlo star bene e ampiamente soddisfatto.