La Chiamano Generazione Boh, Ma per Noi Sono Solo Eroi

Dipendenti dall’approvazione e dal bisogno continuo di apparire, completamente schiavi delle tecnologie, incapaci di accettare critiche. Provate a chiedere a qualsiasi persona vi circondi in questo momento quali siano i luoghi comuni su questa generazione, la nostra generazione.

Mammoni, inetti, schizzinosi sul lavoro, assenti dalla scena politica, nomadi e sempre in fuga. Menefreghisti e maleducati, senza ideali o progetti, senza religione o radici solide, una generazione di falsi talenti, di violenti, di irrispettosi, di femmine che non sanno fare le donne e di maschi che hanno smesso di fare gli uomini. Le risposte saranno sempre le stesse: sono parole che dipingono una determinata realtà, una verità del nostro quotidiano, un minimo comune multiplo dei ragazzi di oggi, ma che assumono sfumature agghiaccianti se decontestualizzate e incollate insieme come in questo articolo.

Se un accurato esame di coscienza ci riporta a episodi da brivido in cui possiamo riconoscere a noi stessi di appartenere a una generazione particolarmente vuota e priva di valori, uno sguardo più attento al mondo che ci circonda non può non riportare speranza  su una gioventù che più che bruciata dovrebbe essere definita viva.

Questa è una generazione fatta di eroi. L’Italia intera si è commossa recentemente davanti alle immagini della terribile alluvione di Genova. Protagonisti indiscussi della scena gli angeli del fango, tanti giovani mossi dalla solidarietà e accorsi nel capoluogo ligure da tutto il Paese. Braccia forti per spazzare via il dolore e le lacrime, un cuore solido per trovare la forza di ricominciare: un segnale forte di ripresa e speranza, quello che troppo spesso le istituzioni non riescono a dare ai cittadini.

Generazione Boh

E chi non è potuto andare a Genova per portare il proprio contributo si è mosso sui social network facendo circolare informazioni essenziali per chi si trova in difficoltà come il meteo, la viabilità e i numeri utili. Veniamo spesso criticati per essere la generazione che non alza mai gli occhi dallo schermo del proprio telefono: per quanto veritiero occorre ricordare che molte battaglie nell’era 2.0 che stiamo vivendo, vengono combattute principalmente sui social network. Informarsi e far conoscere determinate realtà del mondo di cui i media classici non parlano abbastanza è un merito non da poco di questa generazione. Probabilmente Malala Yousafzai, classe 1997 e Premio Nobel per la Pace, non sarebbe mai riuscita a far arrivare i suoi messaggi di denuncia e al contempo di speranza senza il tam tam mediatico e a un esercito di giovanissimi followers che l’ha scelta come modello di attivismo generazionale.

Ora. Proviamo a guardare con occhi differenti l’insieme dei luoghi comuni sui ragazzi di oggi e rispondiamo a questa domanda. Esistono eroi in questa generazione? Per noi la risposta è si. Sono eroi silenziosi, che cercano ogni giorno di raggiungere i propri obiettivi in un contesto di rassegnazione e crisi. Sono tutti i ragazzi che lottano per trovare un lavoro, che accettano orari improbabili e paghe ridicole. Sono quelli che decidono di partire, non per capriccio, ma per mancanza di opportunità, e sono anche quelli che rimangono in Italia, non per pigrizia, ma per quel briciolo di fiducia rimasto nei confronti del proprio Paese. Sono Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due volontarie ventenni rapite in Siria lo scorso luglio, e tutti i giovani impegnati nella solidarietà e nella beneficienza. E Laura Coppola, 23enne, finita su tutte le prime pagine dei giornali per essere diventata neo Dottoressa 110 e lode in Matematica all’Università Federico II di Napoli, nonostante sia affetta da tetraparesi spastica, malattia che la costringe a comunicare solo con gli occhi.

Sono la Generazione Boh, eppure sono i primi ad alzarsi sempre dopo una caduta e a sperare in un futuro migliore. Più eroi di così?