La Fed Alza i Tassi, le Conseguenze Sulla Popolazione Americana

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Mercoledì la Federal Reserve ha annunciato il rialzo dei tassi d’interesse sui fondi federali, che riguardano gli scambi finanziari tra banche e alcuni asset, come bond e mutui. Tuttavia, questa politica monetaria influisce in modo diverso sulla vita degli americani.

I più colpiti dalla mossa della Fed sono i millennials, che hanno tratto beneficio dai tassi prossimi allo zero degli ultimi sette anni. Allora era facile decidere se acquistare un bene durevole perché il rimborso dei debiti era in linea con le finanze disponibili.

Ma l’indebitamento compulsivo è sfuggito un po’ di mano. Infatti, The College Investor stima che i millennials in media sono indebitati fino a trent’anni, i più recenti laureati che detengono un patrimonio netto medi di circa 34 mila dollari e gli odierni ventisettenni sono in rosso per più di 10 mila dollari.

millennials

Un idillio per un’economia in auge, ma sette anni fa si doveva fare il possibile per stimolare l’accensione di mutui per l’istruzione, la casa o la macchina, anche portare a zero i tassi d’interesse per un lungo periodo di tempo.

Un’era che è finita con la decisione della settimana scorsa, ma che era già nell’aria dalle elezioni di Trump che hanno sconvolto il mondo. Secondo Peter Nigro, professore alla Bryant University School of Business ed ex economista finanziario senior all’Office of the Comptroller of Currency, il nuovo Presidente eletto ha aumentato le richieste dei titoli di Stato e, di conseguenza, il loro rendimento. Da questi si è innescata una reazione a catena sugli altri tassi d’interesse su altre forme di debito.

La più costosa sarà il mutuo sulla casa, soprattutto se prevede i tassi variabili. Infatti se prima delle elezioni questi ultimi si aggiravano intorno al 2,88%, dall’8 novembre sono schizzati al 3,17%. Per i prestiti trentennali a tasso fisso, le elezioni hanno fatto saltare i tassi dal 3,57% al 4,08%. Nigro, inoltre, sostiene che nei prossimi sei mesi arriveranno al 4,5%.

mutuo casa

In termini più pratici, la combinazione tra le elezioni presidenziali e la politica monetaria della Fed influisce principalmente sull’americano medio che progetta di comprare una casa o fare carriera. Un futuro che costerà anche duecento dollari in più al mese in relazione alla velocità di aggiustamento dei tassi prevista dal contratto di mutuo.

D’altro canto, la Fed potrebbe aver preso la decisione migliore per i più attempati. Stando alle dichiarazioni di Steve Rick, economista capo alla società di servizi di assicurazione e finanziari CUNA Mutual Group, la nuova politica monetaria rialza i tassi d’interesse di titoli di Stato e certificati di deposito, con conseguenti maggiori guadagni per tutti i titolari.

Allo stesso modo, le imprese hanno sfoderato il sorriso migliore. I nuovi tassi fanno crescere il valore del dollaro, rendendo le esportazioni americane più convenienti rispetto alle importazioni. Questo si traduce in un saldo della bilancia commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) positivo, con conseguente ingresso netto di capitali nelle casse USA.

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In altre parole, con l’annuncio della Federal Reserve, si realizza un rincaro a livello nominale del costo delle merci americane sui mercati globali perché il rapporto tra il dollaro e le valute estere avvantaggia gli USA.

Perciò i produttori che fondano il loro business sull’export saranno i primi beneficiari del nuovo assetto monetario. Le aziende che, invece, si rivolgono al mercato interno devono tenere sotto controllo le vendite dal momento che l’americano medio ha detto addio alle spese folli.

Sarà anche finita l’era del Black Friday quotidiano, ma gli analisti sono certi che questo è solo l’inizio di una nuova epoca, dove vedremo almeno tre rialzi dei tassi d’interesse. Gli effetti iniziali non promettono niente di buono, ma è ancora presto per formulare un giudizio definitivo, soprattutto per le molteplici forze coinvolte.