Madrid ha tirato fuori gli artigli contro Francoforte e Parigi per una battaglia che determinerà le sorti finanziarie dell’Europa. Si è già attivata, infatti, per emanare una serie di misure volte a rendere più agevole e immediato il trasferimento delle attività finanziarie da Londra alla capitale spagnola.
Nei nuovi regolamenti interni è compresa la possibilità di inviare i documenti aziendali in inglese per velocizzare le operazioni di riallocazione, nonché la promessa di non imporre alcun requisito per le società estere.
Stavolta è proprio come sembra: la Spagna sta tentando di diventare la nuova Londra, il fulcro finanziario dell’area europea. La Comisión Nacional del Mercado de Valores (CNMV) in una dichiarazione ha confermato che, in seguito alla Brexit, c’è la possibilità concreta che Londra perda i suoi financial passporting rights. Si tratta di tutti quei privilegi che le banche e le aziende hanno in terra inglese per la libera compravendita di servizi finanziari per il solo fatto di possedere una sede in Europa. Un giro d’affari che coinvolge circa 5.500 aziende registrate nel Regno Unito per un totale di 9 miliardi di fatturato.
Ci sono quindi tutti i presupposti per far tremare Londra e mettere in atto la versione più intransigente della Brexit: l’addio all’UE e la rinuncia all’accesso al Mercato Unico in cambio del totale controllo sull’immigrazione. Risultato: i tempi biblici di negoziazione dell’Articolo 50 e degli accordi post-Brexit stanno facendo tremare la Regina.
La tempestiva reazione delle banche ha innescato la scintilla per fare della capitale iberica il nuovo fulcro finanziario europeo, nonostante le leggi europee consentano ancora la piena operatività del cuore finanziario britannico.
La Spagna è in prima linea, pronta a fronteggiare l’aggressiva Francoforte, già sede della BCE, e Parigi. Che sia l’occasione giusta per portare la finanza in un clima più mite?