Gli italiani sono un popolo generoso. A confermarlo è il rapporto sulle donazioni della società editrice Vita S.p.A. per il numero di dicembre del suo mensile dedicato al racconto sociale e al mondo non profit.
La base di partenza è costituita da un Censimento Istat del 2011, che è stato aggiornato per tenere conto della congiuntura economica. Dai dati emerge che, nonostante la crisi, gli italiani sono molto votati alla causa del non profit e hanno donato 4,5 miliardi e mezzo nel 2015. Ma non è l’unica considerazione che si può trarre.
Infatti, secondo Doxa, azienda italiana per le analisi e le ricerche di mercato, il sostegno alle associazioni o alle cause di solidarietà è calato del 2%. D’altro canto, Gfk Eurisko, multinazionale di consulenza strategica, e l’Unhcr, Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, affermano che dal 2011 al 2015 la perdita di due milioni di donatori è stata compensata dal crescente impegno di filantropi con patrimoni che superano il milione di euro.

Le note chiaroscure si concludono con alcuni indicatori misti, tra cui anche l’incremento delle donazioni informali. Dal 2015 le offerte in contanti alla chiesa o dirette ai beneficiari hanno coinvolto il 35% dei giovani con più di 15 anni, contro un 30% del 2015.
Più in dettaglio, il rapporto si caratterizza per una parola chiave: diversificazione, sia dei destinatari sia dei canali di versamento. Infatti, i contributi volontari alle scuole hanno coinvolto il 40% in più dei genitori, per gli enti culturali si registra un +27% e le associazioni sportive dilettantistiche chiudono con un +5,3%.
Con grande sorpresa, nel Paese della diffidenza per i pagamenti online l’87% della popolazione ha donato almeno una volta nel 2015 tramite pagamenti diretti sul Web oppure attraverso la partecipazione a iniziative di crowdfunding. Il 2015 è indubbiamente l’anno dell’innovazione: è anche il record negativo degli SMS solidali che, dopo anni di ribassi contenuti, incassano solo 28 milioni contro i 43 del 2012.
Ma parliamo di chi eroga la linfa vitale del non profit.
Le fondazioni bancarie, che per legge devono finanziare soggetti senza scopi di lucro, hanno donato al settore non profit il 68,4% dei loro fondi (+2,7% contro il 2014) e hanno partecipato al 70,6% delle iniziative. Anche l’Assistenza sociale e i Beni Culturali hanno preso una boccata d’ossigeno con rispettivamente il 12% e il 2,6% in più di risorse.
Impegno scarso e non lodevole quello delle aziende. Solo il 2,5% di esse ha usufruito delle detrazioni fiscali per le erogazioni liberi alle onlus con una donazione poco superiore ai 231 milioni di euro. L’attenzione delle imprese si è focalizzato sull’Art Bonus, che consente un credito d’importa pari al 65% dell’importo donato per i sostenitori del patrimonio culturale pubblico e ha raccolto 120,7 milioni da 3500 mecenati.
A proposito di benefici fiscali, si riscontra una diffusa indifferenza nei confronti delle detrazioni previste. Solo 2 milioni di italiani hanno inserito le donazioni al non profit nel modello di dichiarazione. Infine, l’anno fiscale 2014 registra un rialzo del 4,3% di erogazioni liberali a favore di onlus: l’aliquota del 26% non è solo una coincidenza.
In conclusione, il rapporto delinea un profilo economico dei donatori privati più generosi. Nel 2013 la somma media pro capite si aggira intorno ai 269 euro, contro i 261 del 2012, e proviene maggiormente dalla classe media e dai cittadini con un reddito compreso tra i 15 mila e i 35 mila euro. La classe più agiata, di contro, ha donato in media 580 euro pro capite, mentre gli indigenti, cittadini con reddito nullo ai fini Irpef, hanno versato mediamente 233 euro.
I dati hanno tante luci quante ombre, ma sembra che il popolo italiano stia percependo l’urgenza di contribuire alla valorizzazione del Paese nel piccolo e avere il massimo rispetto per il patrimonio culturale che contraddistingue l’Italia nel mondo.