Nella Hall of Fame del 2009, Michael Jordan lo disse a gran voce, davanti a microfoni blasonati in mondovisione: “I limiti, spesso come le paure, sono soltanto illusioni“. Rebekah Marine deve averlo pensato da sempre. Classe 1987, Rebekah è nata con una malformazione al braccio destro. Per i più, non avere un avambraccio è sinonimo di diversità, ma Rebekah, la sua mancanza, l’ha presa diversamente: in fondo non è altro che un’unicità. E, come tutte le modelle, che conquistano la celebrità proprio grazie a tratti unici – perché non intraprendere la carriera della passerella?
Alla larga detrattori e haters: Rebekah ce l’ha fatta. Il 13 Settembre, infatti, in occasione della fashion week nella Grande Mela, Rebekah sfilerà a testa alta con un braccio bionico e sarà la prima donna nella storia a farlo. Rebekah indosserà infatti I-limb Quantum, uno dei dispositivi di sostituzione degli arti più tecnologici al mondo. Sviluppato e prodotto dalla compagnia americana Touch Bionics, I-limb è un avambraccio bionico, dotato di cinque dita motorizzate e mano snodabile, il tutto controllato da un software collegato ad un’app che consente di gestirne i movimenti e personalizzare l’arto più nel dettaglio
Rebekah celebrerà il trionfo di un sogno che si fa realtà, abbattendo le barriere della perfezione portata all’esaurimento e che troppo spesso investe il mondo della moda. Alla “bionic model” – così l’hanno battezzata molti quotidiani esteri – era stata più volte negata la carriera di modella, perché diversa, ma non si è data per vinta e ha anzi continuato il suo cammino. Come modella, Rebekah sarà ambassador di Lucky Fin Project, il cui obiettivo è superare e supportare le diversità (il nome deriva proprio dalla “lucky fin” di Nemo, la piccola pinna fortunata, più piccola rispetto al normale). In un mondo che corre all’impazzata senza riguardi per nessuno, a volte si trova un po’ di spazio chi, consapevole dei propri limiti, cerca incessantemente una via per realizzare i propri desideri. In fondo – diceva Sepulveda – “vola solo chi osa farlo“.