L’economia è stata definita, da molti, la “triste scienza”, per fortuna comunque c’è, studia con la consapevolezza che lavoriamo con risorse limitate e che si può aspirare solo verso la soluzione, tra concrete possibilità, più vantaggiosa e per molti versi instabile, non esiste l’ottimale e definitiva; e qui ci si confronta con l’asimmetria del tempo economico. Calandoci nella realtà odierna valutiamo la prima caratteristica: i numeri riguardo alla diffusione del virus ci fanno capire come la scelta del “lockdown” sia l’unica arma (scelta con risorse limitate) che i Governi potevano attuare per ridurre l’infezione, condizione necessaria ma ancora non sufficiente per rimettere in movimento l’economia. Mi sembra molto chiaro, come ci illustra, questo studio del Signer Laboratory dell’Università di San Diego (California):
- ipotesi di nessuna distanza sociale praticata, una persona infetta nei 5 giorni successivi può contagiare 2,5 persone; nei 30 giorni conseguenti abbiamo 406 persone infettate.
- Ipotesi di riduzione del 50% dell’esposizione sociale, una persona infetta nei 5 giorni successivi può contagiare 1,25 persone; nei 30 giorni conseguenti abbiamo 15 persone infettate.
- Ipotesi di riduzione del 75% dell’esposizione sociale, una persona infetta nei 5 giorni successivi può contagiare 0,625 persone; nei 30 giorni conseguenti abbiamo 2,5 persone infettate.
I numeri del modello teorico ci fanno capire quanto sia fondamentale applicare la formula “stay home” e soprattutto, quanta differenza ci sia nel tempismo di applicazione; sia la Gran Bretagna, sia gli Stati Uniti sono stati velocissimi negli interventi di politica monetaria e fiscale, altrettanto hanno agito in estremo ritardo nell’applicazione del distanziamento sociale. Passiamo al secondo aspetto, l’asimmetria del tempo economico, per valutare cosa ci attende. Quanto tempo dovrà trascorre prima di essere in grado di pianificare la produzione? Quanto tempo per tornare ad una stabilità dei consumi? Quando sarà il momento di investire nei mercati finanziari ? La scienza economica fornisce un valore al tempo attraverso il costo del denaro, più esso è basso (ora siamo allo zero), minore sarà il valore economico che si attribuisce al tempo, nonostante ci sia un costo del denaro bassissimo ovunque e per tutti quelli che ne usufruiscono, in ogni caso il valore del tempo economico è notevolmente diverso: gli Operatori Finanziari (traders), in base alla relazione sopra esposta, sono interessati unicamente al costo del denaro (basso costo del denaro – basso valore al tempo economico), mentre gli Imprenditori sono maggiormente attenti ai tempi necessari per raggiungere il più velocemente possibile la profittabilità (più si allontana la profittabilità – più alto il valore del tempo economico), i Consumatori sono concentrati a ricercare un equilibrio del bilancio famigliare (più si allarga il deficit del bilancio famigliare – più aumenta il valore del tempo economico). I consumatori e gli imprenditori sono in sofferenza mentre i traders sottovalutano il valore del tempo economico altrui guardando solamente il loro costo del denaro. Il valore riconosciuto al tempo economico, come descritto, è molto differente. L’economia funzione bene quando si trova un equilibrio, se pur dinamico, con il valore del tempo, in soldoni, bisognerebbe far viaggiare “gli orologi” degli imprenditori, consumatori e operatori finanziari nel medesimo “fuso orario”. Ora questo equilibrio ha subito una forte scossa, sappiamo che le scosse di assestamento creano meno danni, tuttavia fanno molta più paura. La crisi attuale ha colpito tutte le economie del mondo e tutti i settori, a livello globale abbiamo una contrazione della domanda (Consumatori), crollo degli investimenti ed esportazioni (imprenditori), e per la prima volta i traders sono in ritardo nelle valutazioni delle aziende, abitualmente anticipano, tutto ciò è dovuto principalmente al basso valore che attribuiscono al tempo economico (collegato principalmente al basso costo del denaro). Questi ultimi, prima o poi, dovranno tenerne conto. Alcuni traders si aspettano un veloce rimbalzo appena il virus sarà sotto controllo per l’immissione di liquidità e i programmi di stimolo all’economia. Ho molti dubbi che questo accadrà visto che gran parte del precedente rialzo era stato trainato da programmi di buyback delle aziende. Per ora quella possibilità è ferma. Le previsioni della crescita del PIL per il 2020 dei vari Paesi, pur nella difficoltà di calcolo, sono preoccupanti: la Cina +1%, Italia -7%, Giappone -2%, Regno Unito -5%, USA meno 3%, in generale il PIL mondiale sarà in negativo per 3%. Il Presidente Trump, tra le varie “superficialità” iniziali di sottovalutazione dell’influenza polmonare, che purtroppo ora sta pagando in termini di vite umane, ha affermato comunque una verità: “se non agiamo subito, il danno sociale ed economico sarà peggio del danno sanitario”. Una depressione economica sia sul lato dell’offerta sia della domanda avrà delle conseguenze nella crescita dei suicidi, aumento della criminalità, d’incremento di utilizzo di droghe, di cattiva alimentazione per troppe fasce sociali; in seguito gestire una Nazione in simili condizioni diventerà molto impegnativo sia socialmente che economicamente. Bisognava intervenire subito, la velocità dell’azione è la variabile “tempo”, quello economico, che indistintamente le teorie economiche (liberiste, keynesiane, austriache) ci hanno insegnato. Ecco dunque l’azione, congiuntamente i repubblicani e i democratici americani hanno già approvato una manovra fiscale da due trilioni di dollari (per capirci pari al PIL Italiano) che si aggiungono ai 7 trilioni che la FED ha immesso nel mercato monetario; nemmeno Obama era riuscito ad effettuare una simile operazione dopo la crisi del 2008, una tale quantità di risorse non è mai stata utilizzata neanche dopo la fine della seconda guerra mondiale. La particolarità di questi interventi è che la maggior parte sono rivolti a coprire spese correnti rispetto ad investimenti strutturali, anche ciò è una assoluta novità che denota come il dopo Coronavirus non sarà ricostruttivo (non è una guerra), ma una lunga fase di ristrutturazione. Trump ha fatto alla sua maniera, scegliendo di dare più risorse agli imprenditori (più del 50% dei vantaggi), convinto come egli è, che saranno loro i principali protagonisti che rimetteranno in moto la crescita dopo questa fase depressiva. Giusto o sbagliato, sarà la storia a dircelo, tuttavia, cosa potremmo imputare ad un leader che ha preso in mano il timone nella tempesta? Qualcuno afferma che l’abbia fatto con l’obbiettivo di vincere la prossima sfida elettorale di Novembre, in parte potrà essere una interpretazione corretta, tuttavia dobbiamo riconoscergli che le risorse fiscali messe in campo sono enormi, corrispondono a circa il 10% del PIL americano e soprattutto ha abbandonato la politica del “laissez-faire” per governare la “barca” fuori dalla tempesta. Basteranno queste azioni? Probabilmente no, in ogni caso, sono risorse che servono alla “paziente” per farla rimanere in vita, poi si dovranno sincronizzare gli orologi, ma è molto probabile che gli Stati Uniti saranno i primi a mettere la testa fuori dall’acqua, dal lato economico.
Sicuramente la normalità non sarà come prima: non vedremo la fine della globalizzazione ma certamente sarà diversa, la “governance “ mondiale dovrà cambiare, lo schianto è avvenuto per una disastrosa epidemia, ma i presupposti si erano palesati da anni.
Tanto lavoro per economisti e leaders politici impenitenti, ostinati nei propositi di ricercare la condizione più vantaggiosa: un mondo, quello della globalizzazione disordinata, è giunto al termine si dovrà perseguire una maggiore collaborazione globale su temi della formazione, ricerca, eco-sostenibilità e sanità abbinata con una migliore valorizzazione delle capacità distintive locali (manifattura, creatività, equa distribuzione delle risorse), tutto ciò in un contesto di regole più stringenti da rispettare per tutti, compreso l’ingresso nel sistema di mercato per la Cina. Nel mezzo di un tale “stress economico” i mercati finanziari, quello di riferimento americano, hanno perso, tra discese e risalite, solamente un 25%. Per gli addetti ai lavori siamo ancora ad un normale “ristorno”, peraltro che già si sapeva che sarebbe successo prima del Covid 19.Questa volta i valori degli assets finanziari sono stati sostenuti dalla gigantesca quantità di dollari che la FED ha immesso, e immetterà, nel mercato monetario sia direttamente sia attraverso la Banca Centrale americana che sta finanziando le varie Banche Centrali, compresa quella cinese, di molti paesi. Manovra auspicabile, tuttavia la liquidità poco potrà compensare le perdite di fatturato che le aziende subiranno per i mesi e probabilmente anni a venire, e a riprestinare la fiducia delle famiglie. Per concludere, attendiamo notizie dall’Europa, sul fronte delle politiche fiscali il governo europeo è, mi verrebbe da dire come sempre, in netto ritardo: il Fondo di 100 miliardi € per la disoccupazione (cassa integrazione europea) è almeno un timido segnale, nel frattempo ogni Nazione europea ha una propria ricetta per la ripartenza, poca visione del futuro economico e strategico condivisa. Gli europeisti pensano che per risolvere i problemi basti continuare ad evitarli come negli ultimi venti anni, non basterà più “Whatever it takes”. La bellissima canzone dei Beatles “The long and winding road” (la lunga tortuosa strada) potrebbe diventare la colonna sonora dei titoli d’inizio di un nuovo film “Europa”, nel caso contrario sarà la musica da utilizzare nei titoli di coda di una pellicola nata senza una trama, senza regia, con attori molto scarsi e un budget (€uro) già ampiamente speso dal “whatever it takes” di Draghi .
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