Le 5 Cose da Sapere sulle Elezioni Catalane

Alla fine l’hanno spuntata gli indipendentisti. Le elezioni regionali che si sono svolte lo scorso 27 settembre in Catalogna hanno portato all’affermazione del fronte separatista, che, grazie al 47,8% dei voti raccolti e ai 72 seggi su 135 conquistati, dimostra di essere più forte che mai. La maggioranza, non assoluta, per il momento non minaccia il primo ministro Mariano Rajoy, che però non parte certo favorito alla corsa delle prossime elezioni nazionali in programma a dicembre.

Così, mentre il leader del movimento indipendentista Artur Mas fa sapere che conta di creare una Catalogna indipendente entro il 2017, agli analisti politici iberici non resta che raccogliere i pezzi di un’unione nazionale sulla via della distruzione. Vediamo le 5 lezioni che ha impartito questa tornata di votazioni popolari:

1. Il fronte indipendentista continua a crescere (a ritmo lento).

Dopo tanti anni di campagna elettorale, finalmente i primi risultati. Le elezioni di domenica 27 settembre hanno fatto emergere la continua espansione del fronte indipendentista catalano, che, nonostante gli intoppi e la diffidenza delle persone, continua a crescere e a trovare consenso tra i cittadini (anche se a un ritmo ancora più lento). I dati ufficiali dicono che circa 1.952.000 catalani hanno votato a favore di uno dei due partiti indipendentisti (Junts pel Si e CUP). Numeri ingenti, ma ancora troppo bassi se paragonati ai dati raccolti lo scorso anno in occasione di una votazione informale: appena 365 giorni fa, infatti, i voti erano 1.897.000. Un incremento che, per quanto possa essere marginale, fa capire come il movimento sia ormai diventato popolare e abbia quasi raggiunto la sua soglia massima di adesioni. Non una buona notizia per la compagine guidata da Artur Mas, che deve ancora quindi ancora dimostrare di saper conquistare una parte dell’elettorato per ottenere la maggioranza assoluta.