Le Analisi Non Ci Condannano, La Scelta Sì

Iniziamo dalle buone notizie: l’economia americana viaggia ancora a velocità sostenuta, l’ultimo dato ci ha mostrato 304.000 nuovi posti di lavoro; la crescita dell’occupazione è la base per sostenere la domanda interna, mentre continua ad essere la produttività americana la vera forza propulsiva della crescita. Questi dati ci rassicurano che il ciclo economico degli Stati Uniti, per ora, ha basi solide; ricordiamoci che la “locomotiva americana” pesa per un 20% dell’economia mondiale e che il 60% del Pil mondiale è prodotto in economie che orbitano nell’area dollaro. Tuttavia all’orizzonte si stanno addensando nuvole minacciose: la Cina sta rallentando la sua crescita (+6%) e comincia a preoccupare l’ammontare del proprio debito privato; la guerra dei dazi, che ci auguriamo possa trovare una soluzione nei prossimi incontri tra Trump e Xi Jinping; la Brexit è ancora lontana dal trovare una soluzione; il debito globale ha raggiunto valori come nel 2008 e soprattutto gli investimenti pubblici e privati sono in rallentamento quasi ovunque. La causa di maggiore preoccupazione, anche se a tutto oggi sotto stimata, è, dopo 10 anni di politiche monetarie espansive “bazoka”, la distribuzione della ricchezza a livello globale continua ad essere sempre più concentrata verso una ristretta fetta della popolazione, su questa tematica  noi di SW siamo stati tra i primi a mettere l’attenzione verso le conseguenze, anche raccontando il lavoro del Prof. Piketty. Questo ultimo aspetto sarà la vera sfida dei prossimi appuntamenti elettorali con importanti ripercussioni sociali: il fenomeno dei “Gilet Gialli” e del “populismo” è solo all’inizio. Con questo breve sguardo dall’alto della situazione globale atterriamo in Italia, allacciandoci le cinture. Ci troviamo nel bel mezzo di una situazione sempre più complicata. Iniziamo a guardare l’aspetto demografico: la popolazione non cresce ed invecchia, ma il dato che ci interessa di più è che su 10 persone, 6 sono inattive e solamente 4 producono ricchezza. Si capisce che sarà difficile prevedere una crescita del Prodotto Interno Lordo per i prossimi anni. Se dalla domanda interna ci possiamo aspettare poco, non resta che puntare sulla crescita attraverso gli investimenti. Bisogna velocemente mettere “in pista” un piano serio di sviluppo con investimenti in infrastrutture materiali e immateriali sia privati che pubblici. Attendiamo da molto tempo che qualcuno se ne occupi, la pazienza sta per scadere. Mi pare chiarissima, peraltro come sempre, l’analisi della Mazziero Research (tabella sottostante) su che cosa possiamo attenderci sul lato della produzione.

Nel caso di stagnazione (scenario1) siamo ad una decrescita ( felice?) -0,2%, tuttavia con molta probabilità scatterebbero alcune garanzie di salvaguardia (leggi aumento dell’IVA)  da parte dell’Europa ; nell’ipotesi di crescita (scenario2) le prospettive sono da +0,3% che richiederebbe in ogni caso, molto probabilmente, una manovra correttiva, ad un ottimistico (aggiungo anche irrealistico) +1%, visto che la stessa Germania ha preventivato la stessa crescita, e, sinceramente, non penso che sarà possibile arrivare a giocarci lo spareggio contro i tedeschi . Ahimè, non ci resta che lo scenario n° 3 che prevede l’entrata in recessione in maniera più o meno pesante    (-0,3% a -0,6%). In questo caso, i rapporti Deficit/Pil e Debito/Pil aumenterebbero, e di conseguenza lo spread tra i nostri titoli di debito e quelli tedeschi salirebbe con incremento della spesa per interessi. Sempre l’ottimo lavoro della Mazziero Research ci dice che il prossimo dato (metà di Febbraio) sul debito pubblico italiano sarà in calo, i festeggiamenti dureranno poco, per effetto congiunturale di breve, mentre poi velocemente riprendiamo a crescere (grafico seguente):

Le analisi ci aiutano a ipotizzare possibili scenari ma non condannano, mentre le scelte di politiche economiche, quelle si . Buon lavoro.