Legal Alien, Tutto Quello che c’è da Sapere per Sopravvivere in UK

Premessa: Se siete nemici dei luoghi comuni, degli unicorni ed amate la panna acida, vi consiglio di non proseguire la lettura.

Si dice che quando si chiude una porta si apre un portone. Ma il portone era troppo sbatti, quindi ho optato per aprire una rubrica.

L’idea mi e venuta quando, guardando l’ennesimo episodio di Awkward, mi sono trovata a paragonare la mia vita a quella di Jenna Hamilton, finto suicidio a parte. E lì ho pensato “diamine Arianna, cosi non va“.

E dato che l’amorevole famiglia di Smartweek sembra non aver (ancora perlomeno) capito la serie di querele a cui andrà incontro dopo questo articolo, ho deciso di sfruttare il fattore tempo e scrivere cose di dubbio interesse nazionale (o personale) su com’è vivere nel paese con la più alta percentuale di teina procapite al mondo, aka Regno Unito.

Conscia del fatto che probabilmente gli unici lettori di questa rubrica saranno mia madre, mio padre e il mio cane (al quale dovrei fare un profilo Facebook stile Matilda Ferragni così che possa condividere anche lui i miei articoli) ho comunque deciso di condividere le mie (ma non solo mie) esperienze, ma soprattutto difficoltà, di italiana in trasferta in questa splendida monarchia che è l’Inghilterra.

Nel mio, come nella maggior parte dei casi, la storia inizia più o meno così:

Allegre e spensierate decidete di muovervi oltre i confini del vostro paese natale, che oltre ad avere Antonio Razzi come senatore della Repubblica (che suona un po’ ossimoro ma vabbè)  vanta opportunità lavorative appena al di sopra dello Zimbabwe.

E allora dove decidete di andare? La Spagna la adorate, sole e tapas che ciao, ma a parte Banderas (che vale un viaggio di per sé) la situazione è mas o menos come quella di casa (e inoltre in questa riga ho già esaurito il mio spagnolo). Disoccupazione giovanile sotto i tacchi e 40 gradi all’ombra da Marzo ad Agosto (tanto agli italiani non va mai bene nessuna temperatura, c’e poco da fare)

Poi c’è la Francia, per modo di dire, perché poi alla fine per Francia noi intendiamo Parigi. Più opportunità, una città letteralmente magica, poi vi ricordate che è popolata da parigini, e la sola idea di doverci aver a che fare per il resto della vostra vita vi fa desistere (Sarah se stai leggendo ti chiedo scusa, ma sono venduta al luogo comune, lo sai)

E allora cosa rimane? L’Inghilterra. Non so voi, ma a me hanno iniziato a farmi idealizzare questo paese più o meno all’eta di 7 anni. Nel 2001, anno nel quale è uscita una delle migliori perle della cinematografia mondiale: Harry Potter e la Pietra Filosofale. Chi non sarebbe crollato davanti ad una scuola di mangia? Dai, non prendiamoci in giro. Poi ci aggiungi 007, Downton Abbey, una famiglia reale ed il gioco è fatto. Come se non bastasse è l’unica lingua in cui sono in grado di ordinare un hamburger senza cetriolini sottaceto. Quindi calzava a pennello.

E allora vi iniziate ad informare un po’ meglio, e non avete mai amato cosi tanto le statistiche: democrazia e integrità regnano sovrane, la meritocrazia funziona (o almeno cosi credete), tutti lavorano con un reddito sopra le 50.000 £ all’anno (poco importa se questi dati li avete trovati su lercio.it ma voi ci credete ciecamente).

E poi, dopo Notting Hill, Londra e Hugh Grant ve li sognate anche di notte. Insomma, dalla vostra scrivania sembra il paradiso di ogni neolaureato.

Poi ci aggiungete la speranza in seno ad ogni ventenne e così, finalmente, prendete la decisione di trasferirvi.

Prima di partire alla volta del Regno Unito avevo previdentemente stilato una lista di pro e contro.

Ma a parte la mancanza del bidè, la presenza della moquette in ogni antro della casa (anche se dopo un Erasmus a Parigi mi ero però già abituata ai livelli di igiene di un accampamento Vichingo) e la drammatica assenza del ragù di mia nonna non credevo di dover far fronte ad ulteriori difficolta.

E invece no.

Se pensate che questi siano i veri problemi che dovrete affrontare, come dire… Non avete capito niente.

Non ve ne faccio una colpa, ero anche io come voi. Poi però ho incontrato gli inglesi.

Gli uomini inglesi sono indubbiamente delle persone meravigliose, solo che forse io la combinazione inglese e meraviglioso ancora non l’ho incontrata.

P.s. per quelli che, come il 99.9% dei miei amici, si stessero interrogando sul perché ho deciso di intitolare cosi questa rubrica, invito all’ascolto della seguente canzone (di cui evidentemente avevo sopravvalutato la popolarità). Non mi resta che sperare che il buon Dio chiami a se’ anche Sting così, dopo Prince, facciamo l’en plein e riportiamo in voga questa chicca.