Lehman Brothers, 2008 – 2018: Così Va il Mondo Finanziario

Quando iniziò la crisi nel 2008 molti “guru” fecero previsioni che questa sarebbe stata una “cosa diversa” e sarebbe durata un decennio. L’economia è “una cosa complessa e seria” (Keynes), quindi lo sanno gli economisti che la variabile “tempo” è difficile da trattare. Gli anni in ogni caso sono trascorsi, eccoci arrivati all’anniversario: crisi finita?

Per rispondere a questa domanda bisogna mantenere la calma e avere  “sangue freddo”. Proviamoci, sorseggiando una Coca Cola ghiacciata, ne avremo bisogno !!!

La domanda della Regina Elisabetta nel 2008 verso gli esperti della materia: “Perché nessuno ha visto arrivare la crisi?” sembra ancora attuale per la prossima. Sin dall’inizio con la crisi dei Tulipani e poi ne sono susseguite molte altre (… 1987, mercati emergenti, bolla di internet ….) hanno tutte la caratteristica comune di essersi palesate inaspettatamente, come un “Cigno nero”, come descrive bene il libro di Taleb. Unico insegnamento da trarre dalla storia delle crisi è la costanza del paradigma: “questa volta è diverso”.

In questo caso, si arrivava da un periodo di crescita economica e nel 2007, apice del boom, il rapporto fra debito e capitale delle aziende a Wall Street era di 32 a 1. In quell’anno il Ceo di Goldman Sachs, Mr. Blankfein, dichiarò 68 milioni di dollari come bonus. Strano modo di intendere il capitalismo, quando a chi ha rischiato i propri capitali arrivava meno rendimento di chi in confronto ha rischiato il proprio lavoro, già ben remunerato!!  Sarebbe potuto bastare questo per far scattare qualche campanello d’allarme … in effetti qualcuno ci provò (Robert Shiller e Nouriel Roubini), ma evidentemente rimasero inascoltati.

Visto che cercare di identificare, quando e come arriverà la prossima, è esercizio improponibile, ciò che possiamo provare è cogliere qualche segnale dal mondo (almeno da un punto di vista economico) nato dalla crisi, con il crack della Lehman Brothers. Banca divenuta simbolo (suo malgrado! Meriterebbe raccontare la vera storia del fallimento) della fine di una generazione di banchieri cinici, dove con il denaro si aspirava a creare un mercato finanziario senza alcun vincolo.

Quando la congiuntura economica è favorevole, e così era negli anni antecedenti al 2008, il costo del denaro era basso rispetto ai potenziali rendimenti (trainati dal positivo andamento economico), condizione per andare alla ricerca di opportunità sottovalutando il livello di rischio collegato. Aumenta il credito, e la semplice regola contabile ci ricorda che ad ogni credito corrisponde un debito e così il processo continua in equilibrio, ma con valori in assoluto sempre maggiori di attività e passività nel sistema, vedremo più avanti a quali valori siamo oggi. Perché il meccanismo continui a funzionare ci devono essere due fattori essenziali: la fiducia e il costo del denaro stabile o in diminuzione.

Alla vigilia del 2008 le autorità monetarie (banche centrali) si guardarono bene dall’alzare il costo del denaro, tuttavia gli operatori di mercato, quasi all’improvviso, cominciarono a perdere la fiducia verso gli investimenti sui mutui cartolarizzati (sub-prime …): fu l’inizio della “grande discesa”. Come spesso accade tutti correvano verso le uscite di sicurezza, mantenere la calma in quelle situazioni è prerogativa di pochi (saranno quelli che alla fine guadagneranno l’uscita). Questa è la storia del 2008, del sistema bancario cinico e senza regole, del trionfo dell’avidità “giusta” (Gordon Gekko), del “denaro che non dorme mai” (Gordon Gekko).

Era però giunto il momento di intervenire e le banche centrali, chi più repentinamente, altri in seguito, attuarono il “bazoka” monetario: una combinazione di costo del denaro a zero e la possibilità da parte dei Governi di ricomprarsi il loro stesso debito pubblico con “moneta elettronica” nuova, concessa dalle stesse banche centrali. Ad esempio, sino ad ora, la Banca Centrale Europea, con questo meccanismo, ha acquistato il controvalore di 2500 miliardi di euro di titoli di stati europei: considerate che il totale del debito italiano, ad oggi, vale 2300 miliardi di €.

Avviamoci alle note conclusive e allacciare le cinture è d’obbligo. Sono stati usati farmaci potenti (Qe, tassi interessi…) per la malattia (crisi2008), tuttavia il paziente mostra effetti collaterali critici…il dato più preoccupante è il declino dei redditi reali che oramai dura da un periodo mai stato così lungo nella storia economica …. Secondo l’ultimo rapporto del Financial Stability Board, il sistema bancario “ombra” (contratti Over the Counter e istituzione fuori il controllo delle autorità di vigilanza) vale circa 160.000 miliardi di dollari, che corrisponde al doppio del PIL mondiale e quanto l’intero settore bancario commerciale ….(vi ricordate la crescita in valore assoluto delle attività e passività ).

La disuguaglianza è cresciuta, i grandi possessori di patrimoni (parliamo del 3% della popolazione) hanno beneficiato, per la politica di Qe, di una crescita dei valori immobiliari del 22% e di una crescita dei valori azionari del 25% …. in compenso per i giovani e anche la classe media il lavoro non paga abbastanza per vivere … Siamo sempre più immersi nella società “liquida” del filosofo Bauman: l’incertezza che domina i nostri tempi ci cambia sia come produttori e sia come consumatori, e così evolve lo “spirito” del tempo attuale.

Non basta guardare l’andamento positivo del Pil dei molti Paesi (Stati Uniti, Giappone, Francia, Spagna, Germania, Regno Unito e Cina) che mostrano valori superiori rispetto al 2008 (fatta eccezione per Grecia -25%; Italia -7% e Portogallo –2%) per dire che siamo fuori dalla zona di pericolo: penso che dovremmo prepararci ad un lungo periodo di “riabilitazione”, augurandoci di evitare le “ricadute”.