Milano sceglie Leonardo da Vinci come eroe di Expo 2015. A Palazzo Reale, una mostra sponsorizzata da Kartell, laRinascente, Samsung e finanziata dalla Bank of America Merrill Lynch, ospita più di duecento opere – tra le quali spiccano ben tre dipinti del Louvre – nell’intento di circoscrivere l’universo leonardesco in un cocktail da sorbire come testimonianza dell’efficienza mediatica e culturale che la capitale lombarda mette al servizio dell’umanità. Una mostra “interamente milanese”, afferma il sindaco Giuliano Pisapia, all’insegna di ‘un umanesimo che Leonardo ha tratteggiato con chiarezza e che deve entrare nelle scelte del mondo anche grazie a Expo 2015, aprendo uno spazio di scoperta e di ricerca affinché i diritti fondamentali delle persone e dei popoli tornino a essere una priorità per tutti’.
Tuttavia, quello di Leonardo era un umanesimo occasionale, non vocazionale. Per Leonardo l’uomo era al centro di tutte le cose come oggetto, non come soggetto. Non era il fulcro di una particolare filosofia (neoplatonismo ficiniano vel similia) ma, in virtù della sua complessità organica (superiore a quella di rettili, insetti e uccelli che l’artista accumulava nella sua stanza), diventava nell’ottica di Leonardo l’oggetto più stimolante da analizzare, vivo o morto, in tutte le sue parti. Prima del dipinto, era il disegno; prima degli impalpabili affetti dell’animo, era la macchina del corpo umano – organi, muscoli, ossa – a suscitare l’attenzione di Leonardo, il quale non era un dotto di professione né un umanista nel senso proprio del termine, bensì un teorico dell’arte ‘vario et instabile’ a detta di Vasari (Vite, 1568), un collezionista compulsivo di ‘sperienze’, un osservatore metodico dalla natura e, soprattutto, un straordinario artista fiorentino con il vizio di disseppellire cadaveri. Non gli interessava la cultura libresca degli studiosi: tutte le volte che si trovava davanti a un problema, non ricorreva al diritto internazionale dei popoli o alle humanae littarae (non conosceva il latino), ma tentava di risolverlo con qualche suo esperimento.
Questa attitudine sperimentale si riconosce nei trenta disegni autografi della collezione Windsor in mostra a Palazzo Reale e scaricabili gratuitamente dal sito: Royal Collection Trust/© Her Majesty Queen Elizabeth II 2014. Leonardo riteneva che il compito dell’arte fosse l’esplorazione del mondo visibile e, attraverso il vantaggio tecnologico del disegno, aspirava a una sintesi generale del corpo umano, in cui l’anatomia costituiva una delle parti più importanti di un piano ampio e ambizioso che includeva la prospettiva, la teoria musicale, le proporzioni, le funzioni meccaniche degli organi, la circolazione sanguigna, l’embriologia, la fisiologia dei tessuti ossei e muscolari, la fisiognomica e, infine, la fenomenologia delle emozioni. Il grande contributo di Leonardo fu quello di sostenere con i suoi disegni come l’arte non fosse solo ancilla scientiae, un mero strumento di rappresentazione del sapere, bensì fonte autonoma di conoscenza.
Il disegno, così come lo concepiva Leonardo, riflette in nuce i principi cardine della prima moderna definizione di sapere enciclopedico: osservare, descrivere, riprodurre sperimentalmente. Arte e scienza, infatti, si coagulano nella filosofia dell’illuminismo permeante il programma etico e tecnico-politico dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert (1751-1780), che nei tredici volumi di tavole illustra – sulla scia del metodo induttivo newtoniano ‘hypotheses non fingo’ e della physique amusante, che individuava nell’esperienza sensibile il punto di arrivo e di partenza della conoscenza popolare della natura – tutto ciò di cui veniva spiegata la genesi, il significato e i meccanismi. Qui però lo specchio di Leonardo si rovescia: non si tratta più di un’indagine da tenere segreta, ma di verità acquisite da esporre.
La prima Expo risale al 1851: Londra, Hyde Park. Le pagine dell’Encyclopédie trasmutarono in un museo a cielo aperto, arricchendosi delle nuove scoperte. Per l’occasione fu allestita una struttura trasparente in vetro e ferro; tutto smontabile ed ecosostenibile. Il Crystal Palace non danneggiò in alcun modo la natura circostante, anzi: inglobò nella sua parte più alta, che raggiungeva i 24 m, alcuni antichi olmi dello storico parco. Venivano, come accade oggi, messi in vendita i prodotti esposti, ma non era l’immagine vuota dell’oggetto a destare interesse, quanto piuttosto l’immagine del vuoto che l’oggetto con la sua immagine suggeriva di poter riempire nel futuro, come l’inquietante modello in cera di Joseph Towne. I visitatori potevano passeggiare tra le macchine esposte, vederle in funzione, meravigliarsi.
La meraviglia sia per Platone (Teeteto, 150 e 155d) che per Aristotele (Metafisica, I.ii.982b11-24, Poetica IV) è all’origine della conoscenza. Expo significa mettere in mostra nello stesso luogo il sapere umano proveniente da più luoghi del mondo e, insieme ad esso, la meraviglia indotta dal sapere così esposto. In altri termini, il concetto di Expo è in sé dinamico: il sapere della cui visione ci si meraviglia, genera visioni di un sapere possibile, ancora non esposto. Leonardo può essere considerato l’ipocentro di questo fenomeno virtuoso: auguriamoci che giovani artisti e scienziati sappiano trarre vantaggio dalla sua presenza simbolica a Expo 2015.