78 partecipanti, 15 progetti di startup presentati. Sono i numeri delle due edizioni di LUCI, il laboratorio umanisto per la creativa e l’innovazione dell’Università di Macerata attivo dal 2013. “Uno spazio virtuale, permanente, un percorso formativo in grado di stimolare e sviluppare la creatività e l’attitudine all’innovazione dei suoi studenti e laureati, con particolare riguardo all’imprenditorialità e al collegamento tra la formazione ricevuta e le attività di impresa” si legge sul sito dell’ateneo. Noi di Smartweek abbiamo fatto due chiacchere con la dottoressa Francesca Spigarelli Coordinatore Scientifico di LUCI.
LUCI è giunto alla seconda edizione. Qualche bilancio?
Abbiamo riscontrato un grande e crescente entusiasmo dei ragazzi che, già durante il corso, si sono lanciati in attività di start up, competizioni di business plan. Sono nate idee imprenditoriali che stanno arrivando alla fase di avvio, progetti di collaborazione con le scuole (come il premio Umanesimo che Innova per le scuole che ha visto premiare 4 progetti innovativi su cultura e creatività), progetti concreti che creeranno posti di lavoro e che alimentano lo spirito imprenditoriale. Il fermento che ha creato LUCI sta dando ottimi frutti sulla motivazione dei giovani ad avviare iniziative imprenditoriali, sulla capacità di affrontare le fasi di lancio delle idee, sulla possibilità di creare rete tra competenze diverse che generano valore sul territorio. Gli aspetti vincenti sono la contaminazione di discipline e il forte radicamento alle eccellenze del territorio, sul fronte culturale, creativo, turistico.
Steve Jobs disse: “la tecnologia è sposata con le arti, sposata con l’umanistica che porta ai risultati che fanno battere il nostro cuore”. A questo proposito, che apporto può dare un laureato in studi umanistici nello sviluppo di una startup?
L’umanesimo che innova è il motto del nostro Ateneo. Umanesismo ed innovazione implica mettere al centro dell’innovazione i bisogni, le esigenze, le aspirazioni delle persone. Significa dare voce alle priorità che nascono dall’uomo e da queste partire per generare prodotti, processi, tecnologica. La sfida dell’umanesimo che innova consiste nel ribaltare i paradigmi dell’innovazione tecnologica fine a se stessa. Fare battere il cuore significa, nella logica di Steve Jobs, creare bellezza. “Ho imparato che le grandi aziende hanno a cuore l’estetica perché trasmette un messaggio su come l’azienda percepisce se stessa, sul senso di disciplina dei suoi progetti e su come è gestita”. Il corso di calligrafia frequentato al Reed College è stato un momento formativo essenziale, determinante, per la capacità di innovare ed essere visionario nel settore ICT.
Come sottolineava il Rettore Lacchè: ” l’umanesimo innova e dà lavoro. Ciò vuol dire che i nostri laureati dimostrano di avere uno ‘stimolo’ verso il mondo del lavoro. La laurea non assicura di per sé l’occupazione, ma è una porta d’accesso se offre, oltre alle conoscenze e alle competenze ‘professionali’, apertura mentale, flessibilità gestionale, spirito di adattamento, abilità trasversali. Le nostre lauree ‘ a trazione umanistica’ non guardano solo indietro, ma anzi propongono una nuova visione. Bisognerà comprendere che ciò che chiamiamo l’umanesimo che innova è una aggiornata declinazione di saperi e professioni che sanno coniugare valori antichi e nuove tecnologie.”