Papèm, la Startup della Moda che Punta in Grande

Papèm

Stanchi di cercare offerte tra i negozi quando volete comprarvi un nuovo capo d’abbigliamento? Stanchi delle code, del tempo perso, dei prezzi troppo alti?

Partendo da questi problemi, dei ragazzi hanno fondato Papèm, la startup che a Palermo e a Milano, e presto anche in molte altre località, si pone come obiettivo quello di offrire ai clienti un servizio facile, veloce e conveniente che unisca il mondo della moda a quello dell’ e-commerce.

Noi di Smartweek ne abbiamo parlato insieme ad Alberto Lo Bue, CEO di Papèm.

Alberto, ci spieghi brevemente cos’è Papèm e com’è nata?

Papèm è la prima app ad abbattere le barriere tra i negozi fisici e il mondo online. Nasce dall’esigenza dei negozi di sfruttare il canale mobile per attrarre un pubblico targettizzato all’interno dei punti vendita, offrendo un’esperienza di acquisto multi-canale unica ai propri clienti.

Quali saranno i vantaggi per gli utenti? E per i negozianti?

Papèm aiuta i nostri utenti a trovare ogni giorno offerte esclusive dai migliori negozi di moda e design in città. Gli utenti possono seguire i loro negozi preferiti ed essere aggiornati con notifiche altamente personalizzate in base al loro stile, alle loro abitudini d’acquisto e alla loro prossimità ai nostri negozi partner. Inoltre, possono prenotare per 24h le offerte che fanno al caso loro e andare a vederle in negozio.

Per i retailers e i brand, Papèm è uno strumento innovativo per attrarre un pubblico target in negozio, aumentare le vendite e fidelizzare nuovi clienti. Papèm utilizza la tecnologia iBeacon ed un algoritmo che permette di ottimizzare l’invio del contenuto al cliente più appropriato e al momento giusto, massimizzando le chance che una visita in negozio si converta in acquisto.

A che punto del progetto siete? Quali saranno i prossimi step?

Ad oggi abbiamo appena lanciato l’app iOS (scaricabile qui) a Palermo e Milano con 120 negozi partner tra cui mono-marca di brand come Brooks Brothers, Lacoste, Timberland, Max Mara, e decine di boutique multi-brand, artigiani e designer emergenti. Nel prossimo futuro intendiamo lavorare su nuove funzionalità per i nostri utenti ed espanderci in nuove città.

Siete partiti dal nulla o avevate già dei finanziatori o dei punti d’appoggio?

Siamo partiti dal nulla. Ad oggi possiamo contare sull’appoggio di business angels che hanno creduto nel progetto, di un team esperto nei settori della moda, del retail e dell’IT e di  imprenditori advisor con exit alle spalle.

Quanto conta nel vostro team il fatto di essere diventati imprenditori avendo già alle spalle delle esperienze di lavoro?

L’esperienza conta, ma non quanto la voglia di mettersi in gioco e di dare tutto per la tua idea. Certo in un mondo complesso come quello del retail, avere co-fondatori e advisor con esperienza alla spalle è un grosso aiuto.

Il mercato e-commerce in Italia non è così forte come quello di altri Paesi: per voi questo è un ostacolo o un’opportunità?

Per noi è un opportunità. Ad ogni modo, Papèm non è un’alternativa all’e-commerce tradizionale, semmai è complementare. È la possibilità di sfruttare un canale in forte crescita come il mobile per abbracciare un concetto di vendite omni-canale. Sempre più persone ricercano online prima di acquistare in negozio oppure provano in negozio e poi acquistano online ad un prezzo inferiore. Tuttavia, non esiste ancora un one-stop-shop che combini i vantaggi di shopping fisico e online.

Quali saranno le maggiori sfide per Papèm?

La sfida principale sarà quella di educare i retailers alla rivoluzione digitale. Se molti negozi sono coscienti dei cambiamenti nelle abitudini d’acquisto dei consumatori e della necessità di modernizzare le loro vendite, tanti altri oppongono ancora resistenza al cambiamento. Far capire loro l’importanza del mobile sarà fondamentale per avere una presenza capillare sul territorio.

Le consigli che dareste a chi vuole fondare la propria startup?

– Non farlo mai da soli, trovare i giusti co-fondatori
– Essere convinti di avere successo
– Essere pronti al peggio e non lasciarsi scoraggiare da una sconfitta