Paul Elliot Singer e il Risveglio delle “Belle Addormentate”

Paul Elliot Singer

Era il 1987 quando il regista Oliver Stone si ispirò all’arbitraggista finanziario Ivan Boesky  per il personaggio di Gordon Gekko, protagonista della pellicola “Wall Street”.  Nel 1987 Paul Elliot Singer aveva 43 anni e da poco meno di  10 anni aveva fondato la Elliot Management.  Una delle sue fonti d’ispirazione saranno state le parole pronunciate da Gordon Gekko?  Difficile saperlo ma sicuramente Singer aveva respirato profondamente “lo spirito del tempo” (zeitgeist) di quegli anni:

“L’avidità, non trovo una parola migliore, è valida, l’avidità è giusta, l’avidità funziona, l’avidità chiarifica, penetra e cattura l’essenza dello spirito evolutivo. L’avidità in tutte le sue forme: l’avidità di vita, di amore, di sapere, di denaro, ha improntato lo slancio in avanti di tutta l’umanità. E l’avidità, ascoltatemi bene, non salverà solamente la Teldar Carta, ma anche l’altra disfunzionante società che ha nome America.”

Eravamo negli anni della “Reaganomics“(1982-1990) che possiamo brevemente riassumere : la presidenza Reagan fece approvare al Congresso una drastica riduzione delle tasse: il 25% in 4 anni. La diminuzione delle tasse aumentò i consumi e contribuì alla crescita della congiuntura economica dal 1982 al 1990.. Aumentò la spesa militare e fece un drastico taglio alle politiche assistenziali per i più poveri. Il deficit nel frattempo raddoppiò, aumentò pure il deficit nella bilancia dei pagamenti.

Vi sembra di riconoscere tra le righe qualche similitudine con le politiche annunciate da Trump?

Forse avete ragione, ma ricordiamoci che ogni epoca ha il proprio “Zeigeist”. Meriterebbe un articolo sul tema, magari lo faremo. Andando per similitudini ogni periodo ha il proprio “Gordon Gekko” e in questi periodi si legge Mr. Singer: figlio di un farmacista di un sobborgo di New York, vicino al New Jersey; si laurea in psicologia e si specializza ad Harvard in legge. Inizia la sua carriera affrontando cause che la maggior parte dei suoi colleghi considera “perse”. Lui sa usare gli elementi con l’accuratezza da “chimico-farmacista”(forse come il padre!!) e usa la psicologia per vincere. Questo giovane ha talento da vendere, è ambizioso e respira “lo spirito dei tempi”. Il prossimo passo è già scritto nel libro del destino e così fonda la sua Elliot Management, di cui è maggiore azionista con il 90%. La sua capacità gli fa raggiungere risultati dove altri avevano perso i denari: basti ricordare il bond del Perù , e quelli argentini,  dove dopo 15 anni di cause ottiene un rendimento del 360%. Oggi il suo patrimonio è valutato pari a circa 32 miliardi di dollari, ma, a noi interessa scoprire, in quale maniera ottiene rendimenti mediamente del 14% annuo del proprio patrimonio dalla fondazione della società.

E’ facile capirlo perché usa sempre gli stessi principi con semplicità e rapidità: “compra azioni della società, mette sotto pressione il management con l’obbiettivo di aumentare il rendimento per gli azionisti” .

La cosa impressionante è la costanza con la quale opera sul mercato, quasi ogni giorno il suo fondo “attivista” apre posizioni su azioni sottovalutate. Ricordiamoci “il denaro non dorme mai”. Ecco alcune delle ultime operazioni : Hyundai Motor Group, Samsung, Sky, Commuvault. E’ di pochi giorni fa la notizia che Elliot ha investito circa 850 milioni di euro in TIM acquisendo il 5,74% del capitale, tuttavia mentre io scrivo, lui compra (lo invidiamo!!!) e gli effetti si sono visti subito riflessi nei prezzi di borsa, ma soprattutto ha risvegliato la “bella addormentata” dell’investitore francese Vivendì. L’aspetto sorprendente è che, penso del tutto involontariamente, ha risvegliato anche la Cassa Depositi e Prestiti. Questo è veramente un mistero italiano, perché se la coerenza delle operazione di Mr. Singer ci è chiara (potremmo dire che ne ha fatto la sua filosofia di vita), altrettanto chiara è la confusione che regna rispetto alle funzioni e gli obbiettivi che dovrebbe ricoprire il Fondo italiano che gestisce i risparmi degli italiani. Facciamo qualche scenario: il settore delle telecomunicazioni viene da un lungo processo di parziale privatizzazione, tuttavia lo Stato ha mantenuto una “Golden share” come controllo sui dati sensibili che viaggiano nella rete telefonica e un monopolio effettivo della infrastruttura, quindi viene spontanea una domanda, perché un fondo privato di emanazione statale decide di mettersi ora in gioco?

Prima ipotesi, forse perché il valore della società è sottovalutato, quindi prediamo atto che la Cassa Depositi e Prestiti ha cambiato “pelle” divenendo un fondo “attivista”. Tanti auguri perché quello è un mestiere che non si imparare facilmente. Sinceramente non credo in questa motivazione.

Seconda ipotesi, forse ha deciso che per il settore telecomunicazione è arrivato il momento che sia, almeno in parte, sostanzialmente in mano pubblica: la confusione regna sovrana sotto il cielo della politica industriale italiana.

Terza ipotesi, il Ministro dello Sviluppo Economico ha dichiarato inizialmente che il motivo era la difesa della “Italianità”, qualcuno ci deve spiegare cosa significa questo termine! In un secondo momento lo stesso Ministro ha aggiustato la dichiarazione dicendo che non è in gioco l’ “Italianità”, evidentemente anche lui ha avuto qualche dubbio su cosa significasse. Noi per non perderci in “filosofie economiche” costruite istantaneamente, seguiamo il “flusso dei denari“: la Cassa Depositi e Prestiti ha investito circa 850 milioni di €uro in Telecom, soldi anche dei piccoli risparmiatori italiani e ciò che a loro interessa è quello che Gordon Gekko ricorda ogni mattina anche a se stesso “Se qualcosa merita di essere fatto, è solo per denaro.”  La battaglia è appena iniziata e “Ogni guerra è vinta prima di essere combattuta!

Faremo i conti alla fine !