Pil italia -10%, effetto valanga su sanità e demografia

Nel primo semestre del 2020 l’Italia registra un calo del 18% del pil (superiore al -15% della media dell’area euro). Secondo i dati diffusi da Swiss Re – il primo gruppo di riassicurazione al mondo – quest’anno la contrazione finale dell’economia italiana dovrebbe attestarsi intorno al -10%, con un possibile recupero del 5% nel 2021. A causa dello scarso livello di resilienza del Paese – penultimo tra 31 nazioni Ocse per capacità di reagire agli shock – ancora alla fine del 2022, il pil sarà inferiore di almeno 4 punti rispetto ai livelli pre-crisi. Se la diffusione del virus dovesse poi aumentare ulteriormente, inoltre, questa contrazione potrebbe essere peggiore.

In Italia lo shock provocherà in ogni caso un effetto a catena negativo, impattando su alcune delle debolezze strutturali del Paese. La diffusione del Covid-19 potrebbe infatti ridurre ulteriormente il tasso di fertilità, aggravando il problema demografico italiano. Il numero di over-65 sul totale della popolazione è in crescita (dal 23% attuale al 27% del 2030) e senza un incremento della produttività, dunque, l’Italia si avvierà automaticamente alla stagnazione economica.

Il Covid ha reso evidente l’importanza di infrastrutture sanitarie adeguate. L’Italia ha uno dei tassi di mortalità più elevata in rapporto al numero totale dei casi positivi, oltre che uno dei più alti tassi di mortalità per 100.000 persone tra tutti i Paesi avanzati. La spesa pro capite per la sanità è del 40% inferiore della Francia e del 50% in meno rispetto alla Germania. Poiché aumento del deficit (al 13% del pil) e del debito pubblico (oltre il 160%) riducono lo spazio di manovra, contestualmente alla crisi economica e al crollo degli introiti fiscali, questa situazione è destinata a peggiorare. La pressione sul sistema sanitario andrà poi ad aumentare per maggiori costi di trattamento, aumento dell’incidenza delle malattie croniche e invecchiamento della popolazione. E prevedibile che tutto ciò renda più difficile finanziare l’assistenza sanitaria solo con la spesa pubblica.

“Un solido sistema di assicurazione sanitaria può sostenere il settore pubblico e il comparto può svolgere un ruolo fondamentale da stabilizzatore del sistema”, dice Daniela D’Andrea, CEO di Swiss Re Italia. “Siamo un Paese con un elevato risparmio privato accumulato, il cui ammontare è cresciuto ancora di più in questi mesi di incertezza. Favorire l’adozione di strumenti attraverso cui i cittadini possano proteggere la loro salute e che oltretutto rendono più efficiente la sanità – aggiunge D’Andrea – dovrebbe essere una priorità. Stiamo attraversando un momento difficile e dobbiamo impegnarsi, pubblico e privato insieme, per trovare le soluzioni migliori per uscirne”.

Per Swiss Re, l’Italia ha tuttavia ancora la chance dei fondi Next Generation EU che andranno utilizzati nei prossimi 5 anni (di cui circa un terzo sono sovvenzioni) e che corrispondo a circa il 12% del pil. Secondo il ddl sulla legge di Bilancio, infatti, quasi la metà delle risorse del 2021 sarà finanziata dai programmi UE e mentre i fondi nazionali sono orientati verso i trasferimenti e i tagli fiscali (75%), quelli europei sono concentrati al 100% sugli investimenti ed hanno perciò il potenziale per migliorare la crescita nel medio termine.

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