Il mercato del petrolio è in crisi dal 2014. Molte sono le compagnie che negli ultimi due anni sono state ridimensionate o, ancora peggio, sono state costrette a chiudere i battenti. Stando a quanto previsto dalla US Energy Information Administration (EIA), nel periodo tra aprile 2014 e dicembre 2016 la produzione di petrolio toccherà il livello più basso mai registrato: poco meno di 4,5 milioni di barili al giorno.
Ma, al contrario delle previsioni, sembra che il prezzo del petrolio stia salendo. Questi i grafici riguardanti due dei più importanti titoli in borsa del petrolio all’apertura delle 7.35 a.m. GMT del 15 novembre.
Per primo il US West Texas Intermediate:
Per secondo il Brent:
I prezzi, in particolare negli Stati Uniti, hanno registrato una spinta dopo che il magnate del petrolio Harold Hamm ha recentemente dichiarato di essere in corsa per la carica di Capo del Dipartimento Energetico durante la presidenza Trump. Hamm, CEO di Continental Resources, compagnia petrolifera con sede ad Oklahoma City, potrebbe così influenzare fortemente il settore energetico degli Stati Uniti.
Ma la crescita registrata il 15 novembre potrebbe anche essere solo un fuoco di paglia: sia Brent che WTI non hanno ancora raggiunto il prezzo massimo registrato ad ottobre, quando entrambi erano al di sopra dei 50$/barile.
C’è chi già parla di possibili tagli di produzione, tagli che sembrano non interessare a Iraq e Russia, stando a quando riportato da Business Insider. La riunione prevista a fine mese dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) sancirà o meno la reale crescita del mercato petrolifero.