Prima di sfruttare l’ondata ribassista, attenzione a non prendere il coltello per la lama

Nel 2002 Amos Tversky, mancato prematuramente, ricevette postumo il Nobel per l’economia  insieme al suo collega Daniel Kahneman, con la motivazione di  aver avviato una nuova area di ricerca , l’economia comportamentale, che riguardava le tattiche che le persone usano, consapevolmente o meno, nei comportamenti di tutti i giorni, a maggior ragione per le scelte  economico finanziarie. E’ quindi interessante analizzare i sei “pregiudizi cognitivi” che identificarono. Ci potrebbero aiutare ad affrontare l’eccezionale situazione attuale e, magari, prendere tempo prima di decidere quando modificare il nostro portafoglio.

Guardando il  grafico relativo all’indice S&P 500, potrebbe indurci in molti pregiudizi cognitivi. Cominciano a raccontare le sei trappole che psicologicamente ci potrebbero indurre negli errori:

  • Ancoraggio: in generale ciascuno di noi produce delle stime per prendere decisioni, tuttavia gran parte delle volte quasi mai in maniera adeguata. Gli investitori utilizzano spesso la quotazione massima (o minima) di un titolo o indice di mercato nel corso dell’anno e basano le decisioni di acquisto o vendita su questi valori, che fungono da “ancora”. Questo effetto-ancoraggio confonde le nostre facoltà critiche, non vi è alcuna certezza di scelta corretta nel comprare un titolo sotto il prezzo minimo dell’anno oppure vendere un indice al di sopra del prezzo massimo dell’anno.
  • Errore di disponibilità: è la presunzione di ricollegare qualunque vicenda attraverso la lente di un evento analogo che ricordiamo. In maniera intenzionale, come per l’ancoraggio, immaginiamo che le conseguenze possano essere simili alle esperienze passate, per poi accorgerci che le cose possono andare anche diversamente.
  • Bisogno di conferma: la tendenza a considerare le ipotesi che confermano la nostra visione, ignorando le prove che non la supportano. Questo comportamento va a rinforzare il nostro bisogno di “ancoraggio” e molte volte diviene fondamentale nella scelta di acquistare o vendere un’azione o mercato.
  • Effetto dotazione: è la tendenza ad attribuire a ciò che possediamo un valore maggiore a quello che hanno effettivamente, per il solo fatto che li abbiamo scelti noi. Chi subisce una perdita del 25% del capitale su un vecchio investimento è meno dispiaciuto di colui che effettua lo stesso investimento poco prima di perdere il 25%.
  • Effetto rimorso: gli investitori provano più dolore di fronte ad una perdita che piacere per un guadagno della stessa entità, questo terrore di perdita induce a rischiare il tutto per tutto con i soldi, così facendo soddisfa il desiderio di ridurre al minimo il possibile rimorso.
  • Conti mentali: l’ultimo punto debole dal punto cognitivo è la considerazione del denaro, meglio, in quale conto mentale lo collochiamo, ad esempio, chi perde un biglietto del cinema dal valore di 10€ è meno propenso a riacquistarlo rispetto a colui che perde 10€ mentre sta andando a comprare il biglietto. Nonostante la cifra sia la medesima chi perde il biglietto ritiene troppo “allocare” 20€ per andare al cinema, mentre chi perde i 10€, tende ad attribuire ancora 10€ per il cinema e i 10€ persi ad una sfortunata coincidenza.

Questi brevi insegnamenti ci dicono che la nostra psicologia ci conduce spesso all’errore e che il mestiere d’investitore non è solamente una questione di competenza economico-finanziaria ma prima di tutto evitare le “trappole cognitive”. In soldoni  vi è solo una funzione che bisogna perseguire ed allenare : sviluppare la capacità di prevedere le previsioni degli altri.