Siamo Pronti a Dire Addio alle Stazioni di Servizio?

benzina

Tra le tante cose che ci può riservare il 2017 c’è anche il record di domanda del petrolio. Tutto il mondo, e in particolare gli Stati Uniti, hanno raggiunto livelli mai visti prima di richiesta dell’oro nero. E il trend non accenna a fermarsi. Il Dipartimento degli Stati Uniti dell’Energia ha spiegato questo fenomeno con la crescita esponenziale delle vendite di automobili e con l’incremento dei chilometri percorsi dai cittadini americani.

Il lato dell’offerta, tuttavia, non sembra voler assecondare le necessità del mercato. Infatti, dal 2002 si verifica una progressiva estinzione delle stazioni di servizio: come è possibile se esiste un numero così elevato di clienti?

La risposta dipende parzialmente dal patrimonio della città. Prendiamo come esempio New York, metropoli a livello mondiale con l’abitudine di usare la macchina come mezzo di trasporto. In tutta l’isola sono presenti 50 rifornitori, dislocati solo nei quartieri meno abbienti. Anche San Francisco ha perso il 40% delle stazioni di servizio per far posto a nuove abitazioni, così come Londra ha solo quattro punti di rifornimento nel suo centro.

Tuttavia, nonostante la ricchezza del quartiere possa influire negativamente sul mercato della distribuzione del petrolio, non è l’unico fattore da considerare.

In primo luogo, negli Stati Uniti il rifornimento delle automobili rappresenta solo il 30% del fatturato annuo di una stazione di servizio.

afferma Jeff Lenard, vice Presidente delle Iniziative Strategiche Industriali alla NACS, Associazione Nazionale dei Convenience Store.

walmartQuindi, si può dedurre che questo sia un business necessario quanto poco profittevole. Questo dipende, in parte, dal basso costo del petrolio a livello mondiale e, in parte, dall’eccessiva complessità tecnologica delle macchine attuali che ha reso inutile il lavoro di manutenzione e riparazione storicamente offerto dai benzinai. Perciò la classica figura del meccanico è stata sostituita da costosi apparecchi elettronici che eseguono la diagnosi computerizzata del veicolo.

Inoltre, Lenard ricorda:

Questa strategia si è rivelata vincente anche perché giganti come Walmart hanno fatto leva sulla componente emotiva del prezzo del petrolio: la NACS, infatti, ha confermato che parte dei consumatori sarà sempre disposta a rinunciare alla guida del veicolo o moderarne l’uso anche in presenza di leggerissime variazioni del prezzo. Perciò, la vendita a basso costo dei carburanti presso i megastore ha stimolato i consumatori ad allontanarsi parecchie miglia pur di non spendere una cifra eccessiva, anche se questo significa impiegare il risparmio di costo nel viaggio per raggiungere il punto vendita. Giustamente, Lenard sottolinea che questa situazione si trasforma facilmente in vantaggio competitivo grazie all’unione tra la necessità (carburante) e lo sfizio (shopping da Walmart) del cliente.

In definitiva, dagli Anni Novanta il flusso monetario degli automobilisti ha abbandonato il settore del petrolio poiché per i megastore questo rappresenta solo una gestione accessoria, non il business di riferimento.

In secondo luogo, inevitabilmente il nuovo millennio porta con sé nuove soluzioni. Il primo esponente è WaWa, una delle catene di convenience store più famose nel Nord degli Stati Uniti, che ha di recente aperto nuovi punti vendita privi delle pompe di carburante. Di conseguenza, il crescente trend della domanda e quindi del prezzo del petrolio, che di norma renderebbero più favorevole la nascita di nuove stazioni di servizio, non produrranno i consueti benefici.

D’altro canto troviamo il mercato delle auto alimentate con l’elettricità. Queste potrebbero essere un’ottima arma per contrastare questo fenomeno: i problemi insorgono con i clienti. Lenard, infatti, spiega:

In questo modo, saranno le macchine a decidere quando e dove rifornire, ma a questo punto la domanda è: che aspetto avranno i rifornitori quando dovranno interfacciarsi con i bisogni di un computer?