Per guardare oltre la diatriba tra Unione Europea e Italia, che ci sarà occasione per raccontare, vi riassumo quattro temi, letti ultimamente, su argomenti che ritengo possano essere di maggiore interesse per interpretare i “tempi economici” che si stanno prospettando.
- Mercati azionari: In uno degli ultimi articoli il premio Nobel per l’economia il professor Shiller ha avvertito che si stanno formando le condizioni per un ridimensionamento importante dei mercati azionari. Gli investitori che lo avevano ascoltato nel 2007 avevano avuto il tempo di evitare enormi perdite. In particolare, Shiller ora segnala che prospettive di rallentamento nel tasso di crescita futuro degli utili aziendali dovuti ai fattori della ciclicità (vedi settore auto) e della prospettiva di una rallentamento congiunturale, potrebbero rivelare l’insostenibilità dei prezzi delle azioni a livelli attuali. Potrebbe essere una buona idea ascoltarlo di nuovo.
- Capitali Off-shore: Il totale dei capitali off-shore detenuto dalle filiali estere di società statunitensi è di circa tre trilioni di dollari, in gran parte ascrivibile ad Apple. L’amministrazione Trump, riteneva che il denaro fosse, in ogni caso, investito nei mercati statunitensi, quindi non poteva “tornare a casa”, perché lo era già: qualsiasi azienda americana che avesse voluto investire in impianti e attrezzature negli ultimi 10 anni avrebbe potuto farlo con un prestito a buon mercato, impegnando la liquidità offshore come garanzia. Le ultime statistiche, tuttavia, ci dicono che solo 465 miliardi di dollari sono stati rimpatriati, mentre 2.5 trilioni di dollari rimangono off-shore in attesa di migliori opportunità. La ragione per cui non sono stati investiti quindi non è un problema di tassazione; ma più concretamente a causa della mancanza di prospettive di profitto.
- Guerra Commerciale: Le attuali guerre commerciali, valutarie e decisioni di politica monetaria hanno importanti implicazioni per i mercati emergenti, e se le cose sfuggissero di mano, potrebbero portare ad una crisi monetaria globale peggiore del 2008. Le guerre commerciali spingono i ministeri delle finanze e le banche centrali a manipolare i tassi e le valute per attirare o respingere i flussi di capitali internazionali. La battaglia in atto è combattuta da tre grandi paesi come gli Stati Uniti, la Cina e la Germania, tuttavia sarebbero i paesi emergenti a subirne i maggiori danni. Bisogna ricordare come, nel 1997-98, la crisi di liquidità dei paesi emergenti, attraverso il contagio finanziario, si propagò anche ai mercati dei capitali delle economie avanzate. Le crisi non sono mai le stesse due volte: un replay della crisi del 1998 potrebbe iniziare in posti come l’Argentina, la Turchia e l’Indonesia.
- Petrolio: Il termine “OPEC” sta per l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, che include i principali esportatori di petrolio, Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq e altri 10. Alla fine degli anni ’70 l’embargo petrolifero dell’OPEC sulle esportazioni verso gli Stati Uniti ha contribuito ad aumentare i prezzi del gas e della benzina. L’Arabia Saudita ha, da sempre, dominato la produzione OPEC. Esiste un cartello “reale” che controlla il mercato petrolifero odierno. Il nuovo cartello comprende i “tre grandi” produttori di petrolio, l’Arabia Saudita, la Russia e gli Stati Uniti. La produzione globale di petrolio è di circa 80 milioni di barili al giorno. Gli Stati Uniti, la Russia e l’Arabia Saudita producono circa 10 milioni di barili al giorno ciascuno, il che rappresenta il 37,5% della produzione globale. I tre grandi possono quindi imporre prezzi del petrolio più alti o più bassi semplicemente aumentando o diminuendo la loro produzione. Tutti gli altri produttori di petrolio hanno un ruolo “marginale” dovendo estrarre la maggiore quantità di petrolio possibile per soddisfare i loro requisiti di bilancio. Questi altri produttori possono essere aiutati o penalizzati da ciò che i tre grandi decidono di fare. L’articolo descrive gli sforzi attuali dei tre grandi (Arabia Saudita, Russia e Stati Uniti) per mitigare l’impatto delle sanzioni sulle esportazioni iraniane, aumentando la produzione stessa. La contrapposizione tra Russia e America che ci raccontano i giornali non trova conferma per quanto riguarda il settore petrolifero: gli Stati Uniti e la Russia hanno molto da guadagnare da relazioni migliorate.
Una buona diagnosi è l’inizio migliore per decidere di quale cura abbiamo bisogno