È un tema ricorrente, di cui si è discusso anche durante l’iter di approvazione della riforma della scuola (La legge n.107/2015): ridurre di un anno le scuole medie, portandole da tre anni complessivi a due. A proporre la riduzione del ciclo scolastico si è fatto avanti Roberto Cingolani, direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit). La proposta prevede un ciclo didattico più breve, in grado di anticipare di un anno l’ingresso nel mondo del lavoro così come avviene molti paesi occidentali.
«Chi fa esperienze lavorative all’estero, ad esempio, noterà subito che i neolaureati sono mediamente più giovani di quelli italiani. Tagliando un anno di medie si eliminano ridondanze. È meglio avere un giovane in grado di lavorare a 17 anni e mezzo che a 18 anni e mezzo» afferma Cingolani.
Ridurre a due gli anni di scuola media quello che serve?
La domanda viene girata a due mondi che ancora oggi, anche a causa dell’intasato apparato burocratico italiano, hanno difficoltà a trovare un punto di caduta comune: la scuola superiore e il settore dell’artigianato.
L’insegnante d’Istituto Professionale
Michele Cozzi, docente in un istituto professionale, non crede che la soluzione indicata da Cingolani sia quella più appropriata, ma il suo “No” non è definitivo e lascia spazio diverse aperture.
«Non è una questione di tempo perché, se non cambia nulla, si rischia di avere un disoccupato 17 anni invece che a 18. Se proprio si vuol accorciare il ciclo scolastico per uniformarsi ciò che avviene negli altri paesi, ritengo sia più utile accorciare la durata delle superiori. Spesso tre anni di medie non bastano a dare agli studenti le basi per affrontare nel migliore dei modi i successivi anni scolastici. In particolare, andrebbero rivisti i programmi e l’offerta formativa: su certi aspetti la scuola non a contatto col l’estero. Una maggiore apertura potrebbe garantire agli studenti più opportunità lavorative rispetto a quanto avviene oggi».
Il Rappresentante dell’Artigianato
Luca Costi, segretario della Confartigianato, è assolutamente d’accordo con il direttore dell’Iit. Ridurre la durata delle scuole medie deve però avvenire contemporaneamente con una maggiore integrazione tra scuola e lavoro.
Ridurre da 8 a 7 anni il ciclo medie-superiori (come avviene in molti paesi) è un tema importante su cui si deve discutere. Ovviamente bisogna concentrarsi su come debbano essere sviluppati gli anni di studio, altrimenti ci si limita solo a tagliare un anno senza risolvere nulla.
La cosa fondamentale è che la preparazione degli studenti deve passare da un maggiore coordinamento tra formazione e mondo professionale. Il numero delle ore che gli studenti passano in aziende convenzionate è sensibilmente aumentato, ma il divario tra imprese e aule di studio è ancora troppo ampio. Attualmente le imprese non incidono sui cosiddetti POF, i piani di offerta formativa redatti dagli istituti superiori. Una maggiore collaborazione può aiutare gli studenti ad apprendere le conoscenze che poi potranno realmente spendere nel mondo del lavoro».