“Se Guardi A Lungo Nel Buio, C’e’ Sempre Qualcosa” (W. B, Yeats). Allarme Recessione

Gli investitori potranno consolarsi con la saggezza del poeta irlandese, senza dubbio i mercati viaggiano nel buio, regna l’incertezza, i più tecnici direbbero la volatilità. Nell’economia reale i consumi ancora non crollano, tuttavia già nei mesi scorsi, avevamo cominciato a lanciare l’allarme della crescita dei magazzini, e prima o poi, doveva arrivare la frenata della produzione: è arrivata in Germania e in Asia (Singapore). Nel secondo trimestre (Aprile-Giugno) il Prodotto Interno Lordo tedesco ha il segno meno davanti, dovuto al settore manifatturiero e automobilistico. Economia tedesca che soffre per la contrazione delle esportazioni, i dazi di Trump si fanno sentire, e per l’Italia, non è una buona notizia quando la locomotiva europea rallenta, noi rischiamo di inchiodarci (a parte tutto il resto). Le Borse in generale hanno registrato una inversione con perdite soprattutto a Wall Street, per poi riprendere senza convinzione la marcia. Se rimaniamo oltre oceano, ci sono segnali premonitori di recessione dell’economia americana: la curva dei tassi di interesse si è invertita, in sostanza i rendimenti a breve sono maggiori di quelli a lungo. Non succedeva da dieci anni una tale situazione, segnale che un ciclo economico di espansione sta per finire?

Se tutto ciò si confermerà nei prossimi mesi, affidandoci alla statistica, si prospetta entro 6-12 mesi un ridimensionamento degli indici di borsa dal 30 al 50%. La buona notizia è che abbiamo il tempo per agire di conseguenza, prima che la “folla” si precipiti all’uscita, tuttavia i mercati al ribasso, in genere, iniziano sei mesi prima che venga ufficializzata la recessione. Se il Pil americano fosse negativo all’inizio del 2020, allora significherebbe che i mercati sono già nella fase iniziale “orso”. E’ comunque sempre difficile fare previsioni quando si hanno a che fare con “animals spirit” degli operatori finanziari, ma soprattutto con le Banche Centrali sempre pronte ad “inondare” i mercati di liquidità pur di sostenere l’andamento dei  consumi, ultima componente che regge la domanda.

Basterà la politica monetaria espansiva a sostenere l’economia?

Come raccontato recentemente la vera sfida se la sta giocando il Presidente Trump, considerate che nessun Presidente è stato rieletto per la seconda volta con una recessione in atto. Si capisce, alla luce di queste considerazioni, la volontà del Presidente americano di convincere J. Powell(Fed) a non essere “timido” riguardo alla dimensione della riduzione dei tassi d’interesse, la partita è troppo importante, ma tuttavia, la “carta” definitiva che può giocare Trump non sarà questa. La Fed non può aggiustare tutto; potrà, ci auguriamo, cercare di ritardare l’inevitabile recessione, tuttavia, anche se ciò funzionasse, non farà altro che gonfiare la bolla finanziaria. Guardando il mercato di riferimento di Wall Street, le valutazioni delle aziende sono molto alte, lo conferma il rapporto Shiller che misura i prezzi quotati con gli utili (Price/earning): attualmente viaggia intorno a 28,5 rispetto ad un valore mediano di 16. Per ritornare al valore mediano, S&P 500 dovrebbe scendere del 45%.

La competizione che si è creata tra le Banche Centrali asiatiche, americane ed europee nell’abbassare i tassi e riaprire i flussi di liquidità spinge gli investitori alla ricerca di rendimento con assunzione di rischi maggiori e, molto probabilmente, rafforzando il dollaro rispetto alle altre valute perché, in ogni caso, rimarrebbe un differenziale positivo di rendimento. Contemporaneamente, la competizione sul fronte monetario comporterà la volontà da parte dei Governi verso l’indebolimento delle proprie valute per favorire le esportazioni. Siamo in una economia globalizzata, dove il fulcro della crescita sono le esportazioni, questo meccanismo ha raggiunto il proprio limite. L’economista Nouriel Roubini, bocconiano con specializzazione alla Harvard University, divenuto famoso per aver previsto per primo la crisi dei mutui subprime, ritiene che stiamo entrando in un nuovo paradigma di “guerra commerciale-tecnologica tra l’America e la Cina”. Se avesse ragione ci attendo anni di grandi cambiamenti con scenari tutti da definire. Il pendolo per le scelte di politica economica oscilla tra una stretta collaborazione di America e la Cina, magari iniziando al più presto a raggiungere un accordo sui dazi; viceversa la nascita di due sistemi globali distinti e rivali. Staremo a vedere quale sarà la scelta. E’ comunque notizia recente che Pechino è un acquirente meno aggressivo del debito sovrano degli Stati Uniti, il maggiore detentore straniero dei Titoli di Stato del Tesoro americano è diventato il Giappone mentre il Regno Unito ha aumentato la propria esposizione confermandosi al terzo posto. Per ora, le maggiori agenzie calcolano la possibilità di rischio recessione nei prossimi 12 mesi con una probabilità del 35%. Dopo questo lungo ciclo di crescita dell’economia e dei mercati finanziari (2008-2019), bisognerà guardare a lungo nel buio, per scorgere la via da intraprendere.