Uno per registrarsi, uno per confermare il proprio profilo, uno per avviare la ricerca, uno per selezionare le date e uno per pagare. E’ il semplicissimo susseguirsi di click necessari, oggi, per avere a disposizione tutta l’attrezzatura sportiva da outdoor necessaria per un weekend fuori porta con gli amici, una gita con la fidanzata o un momento di svago in solitaria. Impossibile? Non più, grazie a Sharewood.
Tutto nasce poco meno di un anno fa dall’intuizione di Piercarlo Mansueto e Gabriele Di Blasio, due studenti di economia, che in pochissimo tempo, complice una serie di sventure, hanno messo insieme un team ben asortito, selezionato una fetta del mercato rimasta scoperta e l’hanno unita alla nuova tendenza del momento: lo sharing. Il risultato è Sharewood, una piattaforma online che offre ai propri utenti la possibilità di mettere a disposizione e noleggiare a basso costo l’attrezzatura sportiva necessaria. Con più di 4500 utenti e quasi 300 scambi (tutti andati a buon fine) si apprestano a diventare una delle realtà imprenditoriali più giovani e interessanti di Milano.
Noi di Smartweek, per capire qualcosa di più della loro avventura, abbiamo intervistato Piercarlo Mansueto, CEO di Sharewood.
Piercarlo, com’è nata l’idea di Sharewood?
“Sharewood nasce dall’idea dei due founder, che siamo io e Gabriele di Blasio. Ci siamo conosciuti a Roma durante il periodo universitario, frequentavamo entrambi un corso di laurea in economia. Dopo l’università ci siamo persi di vista, salvo poi rincontrarci a un corso di formazione (Innovaction Lab, ndr), al quale nessuno sapeva che anche l’altro aveva fatto application. Il caso ha voluto che ci trovassimo a lavorare insieme e così siamo partiti nella nostra avventura. L’idea di Sharewood non è stata immediata. A febbraio del 2015 io e Gabriele abbiamo iniziato a pensare a un’idea di experience network, che prevedesse il superamento del classico social. La nostra passione per lo sport ha fatto il resto e così, memori dei problemi che abbiamo vissuto sulle nostre spalle in quanto sportivi, abbiamo deciso di fare qualcosa di completamente verticale sulla pratica di attività outdoor. Sharewood nasce con l’idea di offrire un servizio vantaggioso per una community che ama praticare lo sport. A quel corso poi siamo stati squalificati a un passo dalla finale: dopo aver riscosso un grande successo nella validazione offline, a causa di alcuni nostri problemi di salute, non abbiamo fatto in tempo a inserire dei sottotitoli in un video. Questo però non ci ha fermati e oggi siamo diventati quello che siamo”.
Oggi com’è composto il team?
“All’inizio eravamo solo io e Gabriele. Poi si è aggiunta Giulia (Trombin, ndr), che avevo conosciuto durante una vacanza studio a Londra l’estate prima. In un primo momento siamo stati affiancati da due programmatori, che ci hanno sviluppato il software, ma dopo 25 giorni di lavoro intenso queste due persone ci hanno lasciato, portandosi via tutto quello che avevamo prodotto fino a quel momento (progetti, contatti, mailing list). Non escludo che abbiano pensato di poter realizzare il progetto da soli. Sta di fatto che da quel momento abbiamo agito in maniera concreta: abbiamo cominciato a lavorare il doppio di quello che lavoravamo prima. In pochi giorni abbiamo tirato su un team agguerrito, abbiamo recuperato i nostri dati e ci siamo rialzati. Il tutto grazie al fatto che in un momento del genere io e Gabriele siamo sempre rimasti uniti e coesi. Abbiamo trovato chi ci desse una mano con il software e gli abbiamo aperto le porte della società. Io dico sempre “meglio l’uno di cento che il cento di nulla”. Per noi l’idea vale l’1% massimo ed è di tutti. Da quel momento abbiamo continuato a crescere, grazie anche all’aiuto di Andrea, nostro CTO, Marco, che si occupa di contenuti del sito web, e Andy che cura la parte grafica”.
Una volta terminata la vostra avventura a InnovAction Lab, come avete proseguito?
“Dopo essere stati squalificati, abbiamo partecipato alla finale in qualità di spettatori. Questo però per noi non ha significato la fine del nostro sogno, ma l’inizio. Grazie alla disponibilità del nostro mentor, Marco Bicocchi Pichi, persona dal grande animo, business angel e presidente di Italia StartUp, che ci ha dedicato tanto del suo tempo, siamo cresciuti al meglio con i suoi preziosi consigli. Tengo a fare un ringraziamento speciale anche a Danilo Mazzara, Senior Strategist Manager di Fondazione Accenture, che ogni giorno, prima ancora di avere un’idea consolidata, ha creduto in noi, appassionandosi alle nostre personalità e alla filosofia di Sharewood. La sua professionalità e preparazione ci ha permesso di imparare molto sulle dinamiche del mondo startup. Dopo essermi venduto ovunque, incontro una società d’investimento francese che decide di finanziarci. Dopo il primo meeting, in cui sono stato bersaglio di domande tecniche finanziarie, abbiamo avuto altri due appuntamenti: il primo per conoscere l’altro founder e il secondo per conoscere il team. Da quel momento è partita la contrattazione per l’investimento, che ci ha permesso fino a questo momento di costituire la società”.
Ad oggi dove offrite i vostri servizi?
“Siamo partiti da Milano e per il momento ci siamo concentrati sul concretizzare qui il nostro business. Ci siamo espansi anche a Torino e per il momento, per quanto riguarda le attrezzature da sci, andiamo forte anche a Trento, in prossimità degli impianti, dove molte persone si sono iscritte in maniera organica. Per il medio periodo ci piacerebbe crescere al nord Italia, per poi pensare eventualmente al sud qualora dovesse esserci un feedback positivo da parte di potenziali utenti. Lì ci sono terre meravigliose, io stesso vengo da Bari. Mi piacerebbe portare lì i nostri servizi in futuro, ma con calma”.
Avete dei competitor sul mercato?
“In Italia ci sono delle piattaforme di sharing, ma che mettono a disposizione qualunque oggetto. Nessuna di queste è settorializzata sullo sport. Il nostro obiettivo è quello di far risparmiare tanti ragazzi che oggi, complice anche la crisi, si trovano a dover rinunciare il più delle volte a un weekend fuori per i costi esorbitanti dell’attrezzatura. Con noi si risparmiano circa 40/50 euro al giorno”.
Chi sono i vostri utenti?
“I nostri utenti sono fondamentalmente sportivi amatoriali. Ovviamente offrendo due tipi di servizi, quello di domanda e di offerta, abbiamo due target differenti. Chi mette a disposizione la propria attrezzatura di solio ha tra i 25 e i 35 anni. Chi invece la noleggia è più giovane e ha tra i 20 e i 30 anni”.
Per concludere, spiegaci un nuovo utente cosa deve fare per cominciare a utilizzare Sharewood.
“Per prima cosa bisogna andare sulla piattaforma. In soli 5 click ho prenotato l’oggetto che mi serve. Faccio il login (posso farlo anche attraverso Facebook) e completo il mio profilo. Cerco la zona di competenza, l’attrezzatura che mi serve e invio la richiesta. In quel momento il sistema fa un pagamento pre-autorizzato (senza prelevarmi i soldi) e appena il proprietario accetta, scatta la transazione. Per organizzarci per il ritiro dell’attrezzatura, il sistema offre un sistema di messaggistica tra le parti. Così ci si mette d’accordo per la consegna. Stiamo studiando anche l’implementazione di un servizio di delivery per il futuro: con pochi euro in più, l’attrezzatura potrà essere spedita direttamente a casa tua”.