Ad oggi viviamo in un mondo che nella sua diversità e particolarità richiede sempre più impegno, sempre più motivazione, in poche parole sempre di più. Il livello di competitività in qualsiasi attività, lavorativa o ludica, di formazione o svago, si è alzato moltissimo e questo a causa del fatto che si tende ad essere tutti maggiormente informati e sul pezzo.
Grazie alla richiesta di competenze sempre più alta, l’ambiente da cui siamo circondati risulta più stimolante e variegato, ma cosa può renderci realmente appetibili sul mercato? Cosa può farci ottenere questo fantomatico “di più”? Le tanto nominate soft skills.
Oggi quello che realmente serve, a parte la competenza nel settore specifico di cui intendiamo occuparci, data ormai come requisito minimo e indispensabile, sono le cosiddette soft skills: public speaking, team work, proattività, autovalutazione, organizzazione e impiego utile del tempo. Queste sono solo alcune delle qualità che i cosiddetti headhunters ricercano nei giovani da introdurre nel mondo del lavoro, e che ci portano su un piano superiore rispetto a qualsiasi astronomico voto di laurea.
Quello che viene valutato, secondo le recenti statistiche in materia, sono principalmente l’abilità di sapere lavorare in gruppo, la capacità di saper portare a termine un incarico, senza fermarsi di fronte agli ostacoli che si frappongono fra noi e il raggiungimento dell’obiettivo, sapersi assumere delle responsabilità.
Purtroppo però queste qualità, ormai così ambite e richieste, non si studiano a scuola, non si approfondiscono all’università, bisogna conquistarsele. Come?
Un’esperienza all’estero, durante il percorso formativo, sicuramente potrebbe aiutare a rapportarsi con culture differenti dalla propria, ma un concreto punto di svolta per ragazzi in cerca di innovazione e di esperienze istruttive e memorabili può essere trovato in AIESEC: questa è un’organizzazione di volontariato internazionale, interamente gestita da ragazzi, che mira a raggiungere il pieno sviluppo del potenziale umano attraverso gli scambi culturali, ovvero esperienze di volontariato e tirocini.
In questo caso, AIESEC può essere vista come uno strumento, un trampolino di lancio. Infatti, durante questi periodi all’estero che vengono intrapresi dai giovani, non solo si è seguiti in uno sviluppo personale, e della leadership, ma si viene costantemente messi alla prova in ambienti stimolanti e dinamici. I ragazzi al rientro non possono che aver imparato come funziona gestire un carico di responsabilità, ad essere puntuali, ad avere iniziativa e a saper esporre, un pensiero o un progetto, di fronte a un diverso pubblico.
È innegabile l’ammettere di essere bombardati da occasioni interessanti e riccamente pubblicizzate, tuttavia la vittoria può stare proprio nel saper riconoscere quella giusta, e non lasciarsela scappare.