Take My Things, La Start Up che Trasporta Oggetti

A chi non è mai capitato di lasciare a casa un documento importante oppure le chiavi di casa? Ora a tutto questo ci pensa Take My Things, una start up realizzata da Guido Balbis e Francesco Demichelis. Nata nel febbraio del 2015, è stata ufficialmente lanciata in tutti gli store a gennaio 2016 e in pochi mesi ha già fatto viaggiare oltre a 1.000 pacchi.

Take My Things è un social transporting, in perfetto stile sharing economy. La peculiarità è proprio quella di mettere in contatto chi necessita di un oggetto e chi invece è disposto a trasportarlo trovando così una giusta soluzione nel più breve tempo possibile.

Abbiamo intervistato Francesco Demichelis, uno dei due cofondatori, per avere maggiori informazioni riguardo a questo nuovo servizio.

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Come è nata l’idea di Take my Things?

31 Dicembre 2014, per il giorno di Capodanno mi sono recato a San Remo. Sono arrivato in Liguria dopo pranzo e mi sono accorto di aver dimenticato le chiavi della casa al mare a Saluzzo. Non sono un grande utilizzatore delle nuove tecnologie, ma mi è venuto il gesto istintivo di prendere lo smartphone per cercare se ci fosse un’app o un portale che mi mettesse in contatto con coloro che in quel momento stavano facendo un percorso compatibile al mio. Questo strumento non c’era e così insieme al mio socio Giudo Balbis abbiamo deciso di progettarlo.”

Quali sono gli elementi distintivi di Take my Things? 

È uno strumento che prima non c’era. Se per esempio pensiamo alle chiavi dimenticate non esisteva una soluzione al problema, perché con le poste o i corrieri avresti avuto dei tempi persi e incompatibili con l’esigenza momentanea. Per cui direi che è un mix tra queste esigenze momentanee e l’uso degli smartphone che ti permettono una connessione ad internet. Questa combinazione permette di risolvere il tuo problema in 20 secondi. Poi è molto utile anche in ambito urbano. Se per esempio hai bisogno del caricabatteria, il dossier per quel cliente che hai scordato in ufficio dall’altra parte della città, o un altro tipo di esigenza, sai che hai a portata di mano una squadra di persone disponibile a recapitartele.”

Come funziona l’app?

“L’app è gratuita ed è disponibile sugli store da circa un anno e mezzo. Le fasi sono semplici. Prima di tutto devi scaricarla. Poi c’è la fase di iscrizione dove inserisci i tuoi dati e ti posizioni sulla mappa. La terza fase è quella di inserire un percorso abituale come i pendolari che resta lì in memoria così che l’app è a conoscenza che tu quotidianamente fai quel percorso. Poi l’utilizzo è molto semplice in 20 secondi apri l’app e inserisci l’oggetto che ti serve, inserisci il luogo di partenza e quello di arrivo e la cifra di rimborso. L’app successivamente manda le notifiche ai vari utenti che fanno quella tratta. Una volta che un utente accetta il trasporto, Take My Things invia ad entrambi i dati personali così che poi si possano mettere in contatto per mezzi tradizionali.”

Qual è il target di Take My Things?

“Mediamente sono persone che vanno dai 18-20 anni ai 50 anni con un forte sbilancio verso il basso. Per lo più sono studenti, specialmente nell’ambito di trasportatori. Per ora la maggior parte degli utenti sono torinesi, perché abbiamo concentrato il nostro business in Piemonte, ma l’app funziona in tutto il mondo. Sull’inserimento di oggetti invece abbiamo un riscontro più di stampo professionistico: lavoratori, meccanici e artigiani che hanno necessità legate al loro lavoro. Per esempio tempo fa una tipografa ha utilizzato la nostra app per farsi recapitare entro la giornata una struttura urgentissima su cui lavorare.”

Avete riscontrato difficoltà nella realizzazione del vostro progetto?

“Creare una start up a livello burocratico è stato molto agevole e senza riscontrare grosse difficoltà. Gli unici problemi li abbiamo trovati all’inizio nel trovare potenziali finanziatori. Però abbiamo trovato rifugio subito nel Politecnico di Torino che ha trovato la nostra idea valida e ci ha dato la possibilità di presenziare a conferenze. Quello che manca in Italia è un reale sostegno economico. Viviamo di finanziamenti nostri e i finanziatori li abbiamo trovati grazie alle nostre attività parallele.”

Hai qualche consiglio da dare a chi vorrebbe intraprendere il vostro stesso percorso?

“Innanzitutto verifica che l’idea sia buona per altri e non solo per te. Perché alcune volte si è convinti di avere per le mani qualcosa di stupendo e fantastico, ma quando sondi le altre persone, magari non è così. Poi cerca di investire i tuoi soldi tutelando la tua idea, brevettandola se è possibile. Infine, devi pianificare una tua proposta di business del futuro chiara ed efficace da presentare ai potenziali finanziatori.”

Quali saranno gli sviluppi e gli obiettivi futuri?

“Nel 2017 vorremmo superare i 10 mila utenti e aumentare sensibilmente il numero di utenti che la usa abitualmente. Vogliamo replicare l’esperienza fatta su Torino a Milano e Pescara, per testare la nostra app su un tessuto sociale un po’ diverso da quello urbano.”