Utilizzare le correnti e le onde dell’oceano per raccogliere i rifiuti di plastica attraverso una grande barriera galleggiante. E’ questo il principio di Ocean Cleanup, il progetto che, realizzato circa un due fa dal 21enne olandese Boyan Slat, sta contribuendo alla pulizia dei mari di tutto il mondo. Tutto nasce nel 2011 quando Boyan, durante una vacanza in Grecia, rimane scioccato dalla quantità di bottiglie di plastica in cui si imbatte mentre fa immersione. In quel momento, decide di ideare un metodo per ripulire gli oceani economico e sostenibile. Per concretizzare la sua idea, abbandona gli studi di ingegneria aerospaziale e fonda un’associazione, la Ocean Cleanup Foundation.
Un sistema di reti galleggianti ancorate al fondale viene disposta ad angolo lungo il percorso delle correnti per convogliare la plastica verso le stazioni di smaltimento predisposte. Sfruttare le correnti marine è un modo per facilitare le operazioni di pulizia e non mettere a rischio la vita acquatica sottostante: «In questo modo si abbattono costi e tempi. Invece di andare alla ricerca della plastica, portiamo la plastica verso di noi.»
Secondo uno studio dell’Università del Connecticut, negli oceani galleggiano 269 mila tonnellate di plastica, la maggior parte in forma di microplastiche. L’oceanografo Curtis Ebbesmeyer ha censito le maggiori concentrazioni di plastica individuando cinque isole-spazzatura: due nell’Oceano Atlantico, una nell’Indiano e due nel Pacifico, con un’estensione di milioni di chilometri quadrati. Quella del Pacifico settentrionale, la Great Garbage Patch, sarebbe grande come l’Europa, “alimentata” da una tonnellata di plastica al giorno.
Dopo le prime istallazioni-test nel Mare del Nord, l’obiettivo che per Slat è perseguibile è partire proprio dall’impresa più ardua: riciclare la Great Pacific Garbage Patch. Il progetto prevede di collocare, entro 5 anni, barriere lunghe circa 100 chilometri in grado di catturare quasi la metà della spazzatura nella zona dell’isola. Le previsioni dicono che potrebbe riuscirci in 10 anni.
Dopo aver vinto nel 2012 il Best Technical Design all’Università di Delft, Boyan Slat ha avviato una campagna di crowdfunding, raggiungendo la cifra di 2,1 milioni di dollari, subito investiti per formare un team di 100 scienziati e ingegneri che segue assiduamente il progetto Ocean Cleanup.