Tommaso de Mottoni: “Vi Spiego Cos’è la Corsa della Bora”

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“Quando partecipi a delle gare scopri sì il mondo ma scopri soprattutto te stesso, la tua interiorità e questo, a volte, spaventa”, parola di Tommaso de Mottoni, giovane sportivo organizzatore della corsa italiana di riferimento a livello mondiale per quanto riguarda la stagione invernale, una manifestazione peculiare e unica sotto tutti i punti di vista.

Parliamo de la Corsa della Bora e ci troviamo sospesi tra l’Italia e la Slovenia, in mezzo al Carso nella cornice unica del triestino. L’idea è nata tornando nella città natia durante le vacanze di Natale e nel bel mezzo di una corsetta “nel giorno che tutte le feste porta via”, tra il paesaggio suggestivo e una bora che lascia senza parole, Tommaso ha pensato, all’alba del 2015, di organizzare qualcosa.

Proprio lì, nella terra che lo ha visto crescere e partire alla scoperta del mondo. Tra università, lavoro, la sua passione per lo sci e il canottaggio, la corsa intesa come strumento per viaggiare alla ricerca della bellezza, in 15 anni di distacco, decide forse inconsapevolmente di regalare ai suoi luoghi la giusta rilevanza a livello internazionale. E sebbene molti, come accade in ogni storia che vale, non hanno sostenuto e compreso immediatamente il suo progetto, sono stati i numeri a dargli ragione.

“Da una semplice uscita tra amici ci siamo ritrovati in 700” e anche gli alberghi sono rimasti aperti negli anni successivi. La suddetta corsa ha trasformato una bassa stagione in alta stagione, i luoghi del Carso in sentieri battuti da atleti importanti, senza dimenticare nessuno. Infatti Tommaso ha creato percorsi proprio per tutti, dai bambini, a chi non percorre distanze agonistiche, ai nostri amici a quattro zampe.

“Lo scopo è scoprire la bellezza di trascorrere una giornata all’aperto anche durante l’inverno e godere della natura”. Noi ci siamo fatti travolgere dalle sue parole e dai suoi viaggi. Perché una corsa non è mai soltanto una corsa. E forse, in fin dei conti, è davvero metafora di vita.

Tommaso, cos’è la Corsa della Bora?

“La Corsa della Bora nasce da un’idea, nel 2015, dopo 15 anni di vita fuori dalla mia città, Trieste. Mi sono trovato lì per la festività di Natale e il 6 gennaio – come accade abitualmente – sono andato a correre in una giornata di bora limpida, si vedeva il mare azzurro e le montagne innevate sullo sfondo. Mentre correvo, ispirato da tale paesaggio, ho pensato di organizzare qualcosa poiché sarebbe stato come essere in alta montagna ma con un clima stupendo a pochi passi dal mare. Caratteristiche che ho apprezzato soltanto vivendo fuori e che prima non coglievo. Ho proposto l’idea a varie società di Trieste senza ottenere riscontri positivi. Mi dissero “sei pazzo, fa troppo freddo, la stagione è chiusa, non viene nessuno, il Carso è bello d’estate!”, quando invece ritengo che d’inverno sia magico con colori unici. Decisi, dunque, di organizzare una corsa per un gruppo ristretto di 10-15 persone che, inaspettatamente, è iniziato a crescere fino ad arrivare a 40 quindi ho pensato di chiedere dei permessi perché diventava un problema di responsabilità e non una semplice uscita tra amici. Alla prima edizione abbiamo fatto più di 700 iscritti che è un numero esorbitante. Adesso siamo al quarto anno, sopra i 1200, con la partecipazione di atleti di fama mondiale. La manifestazione viene reputata come un evento di riferimento a livello europeo sia per la bellezza del paesaggio che per la formula vincente. Una formula che crea un nuovo rapporto con la vita all’aperto durante il periodo più freddo, non riservato soltanto agli atleti ma anche a chi vuole gustare una bella giornata con una grande componente di scoperta, di sapori, di attività collegate, come visite naturalistiche e centri termali.”

Per sostenere tale corsa, oltre ad ogni tipo di maratona, è necessario preparare il fisico con un’alimentazione specifica?

“L’alimentazione che si usa nel trail running è già diversa da quella tipica del podismo su strada dove si utilizzano barrette, elementi artificiali, etc. Nell’ultra maratona sulle lunghe distanze i ritmi sono leggermente più bassi quindi si tende ad avere un’alimentazione più completa poiché lo sforzo deve essere prolungato per più tempo. Da qui l’utilizzo di cibo vero, si mangia pane, formaggio, salmone di cui sono un grande sostenitore perché ha sia proteine che grassi buoni e supporta uno sforzo prolungato. Alla Corsa della Bora abbiamo dei ristori in cui si trova di tutto, dagli alimenti caldi a quelli freddi; noi privilegiamo il chilometro zero, oltre alla classica alimentazione tecnica da gara. Si viaggia tra i sapori.”

Cosa deve aspettarsi un non agonista che decide di partecipare?

“Partiamo dalle distanze che sono differenti: 8 km, 21 km, 57 km e 167 km. Davvero per tutti i gusti. L’8 km è lungo il sentiero Rilke, un sentiero famoso con vista sul Golfo a strapiombo sul mare. Tra le caratteristiche sicuramente è una gara veloce adatta a tutti, tecnicamente facile. Mentre le altre si svolgono dall’altro lato del costone di Trieste, tutte lungo lo stesso percorso, su distanze diverse. La gara da 167 km diventa un avanti e indietro, quella da 57 km abbraccia tutto il costone mentre quella da 21 soltanto metà. Il concetto è percorrere il sentiero uno, da qui il nome della gara, lungo il costone carsico affacciati sul mare. Sospesi tra l’Italia e la Slovenia, tra mare e monti. Oltre all’aspetto sportivo e agonistico abbiamo anche distanze non competitive, dove non c’è bisogno di iscriversi prima né di certificato medico, costano massimo 3 euro, per 6 e 13 km di passeggiata non competitiva. Il tutto accompagnato da ristori tipici. Inoltre vi è la visita alla Grotta Valentina che normalmente non si può visitare, aperta ai bambini, dove il Gruppo Speleologico San Giusto li accompagna fornendo l’attrezzatura. Accanto a questa passeggiata, abbiamo creato iniziative per i nostri amici a quattro zampe che sono guidati da animatori per cani pronti a creare socializzazioni e interazioni. Riescono a far divertire il Golden retriever e il Chihuahua. Un evento, dunque, per tutta la famiglia, dall’agonista all’atleta di punta internazionale. Inoltre l’inverno a Trieste è peculiare rispetto al resto d’Italia poiché è mitigato dal mare. Se la giornata è grigia sarà calda mentre se il cielo è terso sarà fredda. Elemento di stacco rispetto all’inverno tradizionale. Pertanto lo scopo della manifestazione è vivere una giornata all’aperto, la bellezza dell’inverno come occasione di vivere la natura.”

Come ti sei avvicinato al mondo della corsa?

“La corsa per me è sempre stata soltanto uno strumento perché ho praticato vela, canottaggio e sci a livello agonistico. Quindi la corsa era parte dell’allenamento sia per sciare che per uscire in barca, una componente della mia preparazione sin da ragazzino mai intesa come atletica leggera. Dopo un periodo di stop di una decina d’anni per diverse motivazioni tra cui impegni di lavoro, la pigrizia, la fine dell’università, ho ripreso intendendo la corsa come metodo per spostarmi da un punto all’altro e per viaggiare, scoprire il mondo. Associata alla mia passione per l’alpinismo ho iniziato a percorrere distanze sempre più lunghe fino ad arrivare a gare da 400 km come quest’anno in Scozia.”

corsa della boraQuali sono le gare più impegnative e suggestive a cui hai partecipato?

“Sono tantissime ed ogni gara è la più bella per un determinato motivo. Tra le più particolari ricordo la traversata del deserto bianco tra la Libia e l’Egitto subito dopo la guerra dove ho trovato formazioni calcaree con dei volti umani e assicuro che trovarsi lì di notte in mezzo al nulla completamente da soli è molto particolare. Un altro viaggio che voglio ricordare è quando ho attraversato il deserto del Ciad, nel sud del Sahara, o ancora i Pirenei, poi l’Andorra. Sono esperienze che ti segnano nel profondo. Inoltre sono nel team organizzativo di una gara che è tra le più importanti nel mondo di corsa nel deserto, la Oman Desert Marathon che si tiene nel mese di novembre quindi, oltre alla passione per la montagna c’è una forte passione per la sabbia, per il deserto.”

Chiami queste esperienze viaggi e non soltanto gare…

“Sì, la cosa particolare durante questi viaggi è che la scoperta non sempre è all’esterno, non soltanto, ma soprattutto all’interno, dentro di noi. Per portare a termine uno sforzo di decine di ore, anche centinaia di ore, ho fatto gare che mi hanno costretto a restare sveglio per 115 ore, è richiesta una forza di volontà e una concentrazione incredibile, ci si ritrova a fronteggiare le proprie paure. E’ un rapporto quasi violento con la propria persona, per questo molti crollano. E’ un viaggio nel mondo ma anche dentro di te e tante volte scoprire la propria interiorità spaventa.”

Siamo nell’era digital e del marketing diretto sul web. Quali strumenti utilizzi per promuovere le tue manifestazioni?

“Premetto che credo nel digital e nell’online ma fino a un certo punto. Penso che la presenza fisica, soprattutto in questo momento in cui il panorama digitale è così inflazionato, il contatto, il farsi vedere, spiegare di persona, ritengo faccia la differenza. Ho investito tanto in carta, in presenza ad eventi, utilizzo il classico volantino, il materiale che viene demonizzato ma che invece credo in questo momento abbia un ritorno ottimo, proprio perché internet in generale è affollato di informazioni. La presenza fisica e contestualizzata di un evento dà più concretezza. Alle persone piace incontrare un essere umano che spiega la gara, a cui fare delle domande, infatti siamo presenti con il nostro stand a tutte le maratone.”

Tommaso, infine cosa consigli a un giovane che vorrebbe intraprendere una strada simile alla tua?

“Il mio suggerimento a chi vuole avviare un’attività o iniziare un progetto è di farlo senza fare affidamento sugli altri, sui finanziamenti, sugli enti pubblici o su soci fantomatici. Bisogna partire con una propria idea, credere fermamente in quell’idea e dire “se ci siete farete parte di un progetto di successo altrimenti io lo faccio lo stesso”. Se si sta ad aspettare il consenso altrui, finanziamenti, che l’ente dia i soldi, diventa più complesso partire. Poi automaticamente se viene riconosciuto il valore dell’iniziativa una volta avviata, gli enti e le associazioni ne riconoscono il valore, l’appoggiano e portano avanti. Come è successo con la Corsa della Bora. Le istituzioni hanno risposto riconoscendo il valore, giustamente non si può pretendere che a scatola vuota vengano sganciati i soldi. Bisogna credere nelle proprie idee.”