Sono forze altamente specializzate, esistono soltanto in Italia e sono una delle chicche che il resto del mondo ci invidia. Il Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale è un corpo dell’Arma dei Carabinieri che si dedica solo ed esclusivamente alla lotta del traffico di opere d’arte.
Nato nel 1969 è – ad oggi – uno dei corpi più attivi dell’Arma; basti pensare che, soltanto nel 2014, il TPC – questo l’acronimo del Comando – ha sequestrato ben 137’000 manufatti, tra cui opere d’arte rubate e/o contraffatte, reperti archeologici sottratti dai propri siti da tombaroli esperti e dalla “longa manus”, fossili, monete, ceramiche e frammenti di mosaici. Il tutto, per un valore che si aggira sui 450 milioni di euro. Secondo l’UNESCO, il traffico illegale di opere d’arte è – per valore stimato – secondo a quello di armi e sostanze stupefacenti. E l’Italia, che possiede circa 3’400 musei e 2’100 tra monumenti ed aree archeologiche è più che a rischio di tombaroli, ladruncoli da strapazzo e veri propri esperti del furto su commissione; ecco perché – nel nostro paese – il TPC ha più che ragion d’esistere. Negli anni, le unità del TPC sono sbarcate anche all’estero: durante gli anni della guerra civile in Cambogia, il TPC ne ha preservato – per quanto possibile – reperti archeologici e opere d’arte e lo stesso è accaduto in Iraq, Bosnia ed El Salvador.
Ma cosa fa nel concreto un TPC? I ruoli sono vari e i compiti molteplici ma, nello specifico, questo comando si occupa di recuperare beni illecitamente sottratti, controllare cataloghi d’asta, attività commerciali e vendite online, verificare il grado di sicurezza in musei e parchi archeologici. Inoltre, spesso il TPC, per ovvi motivi, collabora anche con la Polizia di altri paesi. Ma non solo questo: il Comando ha anche sviluppato un’app – iTPC – che, oltre a fornire informazioni basilari sull’attività e la storia di questo ramo dell’Arma, permette di consultare i bollettini di opere d’arte trafugate, eseguire ricerche visuali (una funzione che consente di scegliere un’immagine e riconoscere in tempo reale opere d’arte rubate), creare una ID di un’opera d’arte, in modo tale da tutelarla in caso di furto. I casi di opere sottratte dal Belpaese e riportate in patria dal TPC sono moltissimi: c’è la storia, per esempio, di un quadro di Pietro da Cortona, scomparso nel 1945 durante la seconda guerra mondiale e ritrovato a Friburgo. O il caso del cratere di Eufronio, uno splendido vaso rubato da una tomba etrusca a Cerveteri e finito al Metropolitan di New York (in foto), oggi di nuovo a casa ed esposto a Villa Giulia a Roma. Insomma, in un paese che possiede il 60-70% del patrimonio culturale mondiale (Eurispes 2006), c’è un comando apposito che salva opere d’arte. I grandi del passato, ne sarebbero fieri.
Credits: trmtv / Gianni Cipriano, The New York Times / artribune