Il termine deriva dal greco “katarraktês” che significa “qualcosa che scende dall’alto verso il basso” ed in effetti è un po’ questa la sensazione che si prova quando il cristallino diventa opaco e la vista si annebbia. Stiamo parlando della cataratta.
La cataratta è riconosciuta come la principale causa di cecità al mondo. Al cintrario di quello che si pensa, ovvero “un velo che scende sull’occhio”, tratta di una progressiva opacizzazione e ossidazione del cristallino, una piccolissima lente posta dietro l’iride. È considerata una malattia senile diffusa in tutto il mondo che colpisce principalmente le persone con più di 60 anni. I numeri delle persone colpite sono veramente impressionanti: più del 50% delle persone sopra i 65 anni e quasi il 90% delle persone dai 75 anni in su. Diverse sono le cause che portano ad avere questa malattia: età, ereditarietà, raggi ultravioletti, traumi dell’occhio, diabete, fumo, alcool e farmaci. Esiste però un rimedio chirurgico. L’intervento consiste nella rimozione del cristallino e della sostituzione dello stesso con una lente artificiale.
Un team di ricercatori internazionali, ha scoperto un nuovo farmaco che potrebbe segnare una svolta nella cura di questa malattia. Si tratta di un collorio che contiene un enzima, il lanosterolo sintasi, che sembra avere un ruolo fondamentale nell’impedire il manifestarsi della malattia. Non sono ancora state fatte sperimentazioni umane ma i risultati di questo studio sono i più convincenti realizatti negli ultimi decenni.
Nei paesi sviluppati, l’intervento per curare la cataratta è, insieme al parto, uno degli interventi chirurgici più frequenti e con un rischio assolutamente minimo. Ogni anno vengono operati circa 500.000 italiani e più di 3.000.000 di americani. Visto il progressivo invecchiamento della popolazione, nei prossimi 20 anni questi numeri potrebbero raddoppiare. Ma non è tutto. Secondo la Fred Hollows Foundation, oggi più di 32 milioni di persone al mondo sono cieche e il 90% di queste vive nei paesi in via di sviluppo.
Questi numeri dimostrano che l’accesso alle strutture ospedaliere in alcune zone del mondo non è ancora così facile e un collirio potrebbe davvero risolvere un enorme problema. Prima di far vedere le immagini di Plutone o del nuovo pianeta terra, dovremmo forse sperare di poter ridare la vista a quella parte del mondo che non dista anni luce da noi e alla quale basterebbe tornare, semplicemente, a vedere. “Gli occhi sono lo specchio dell’anima”: diamo a queste persone la possibilità di far vedere quello che hanno dentro. Diamoci un’altra possibiltà.