Si legge sul sito dell’Agenzia delle Entrate “La collaborazione volontaria (voluntary disclosure) è uno strumento che consente ai contribuenti che detengono illecitamente patrimoni all’estero di regolarizzare la propria posizione denunciando spontaneamente all’Amministrazione finanziaria la violazione degli obblighi di monitoraggio … Il modello di richiesta di accesso alla procedura va presentato esclusivamente per via telematica; direttamente (se si è abilitati a Entratel o Fisconline) oppure tramite i soggetti incaricati. Riguardo a tale punto, va precisato che le richieste per accedere alla procedura di collaborazione volontaria possono essere inviate da tutti i professionisti abilitati ai servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, che rientrano nell’elenco contenuto nel DPR n. 322 del 1998 e nei successivi decreti attuativi”.
Tutto è nato dalla volontà di consentire operazioni di rimpatrio e/o regolarizzazione di attivi (denaro contante, titoli derivati, immobili, oggetti preziosi, imbarcazioni, auto di lusso ecc) detenuti all’estero in violazione degli obblighi fiscali previsti dal D.L. 28 giugno 1990, n. 167. Insomma, chi è in possesso di beni situati all’estero – non dichiarati al fisco italiano – può sanare la situazione. Con la fine del c.d. segreto bancario a seguito degli accordi siglati dall’Italia con Svizzera, Liechtenstein e Principato di Monaco, la situazione per gli evasori fiscali è cambiata non poco. Conviene quindi avvalersi di questa “via d’uscita” fornita dall’Agenzia delle Entrate che consente di ottenere, in cambio dell’autodenuncia, sconti sulle sanzioni amministrative e penali. A patto, però, che vengano denunciati tutti i beni detenuti all’estero e non soltanto alcuni di essi (a differenza dello scudo fiscale): la voluntary disclosure non è infatti valida se non emerge tutto quanto illecitamente detenuto e non si può richiedere una seconda volta. Altra differenza con lo scudo fiscale è che, mentre quest’ultimo prevede il versamento di un’unica imposta forfettaria, la voluntary obbliga al versamento di una somma calcolata sulla base della tassazione prevista per le diverse categorie di debito, maggiorata degli interessi di mora.
Quali sono stati, finora, i benefici della voluntary disclosure?
Al 30 settembre – termine inizialmente fissato per la presentazione di tutta la documentazione necessaria, poi prorogato – le domande di adesione sono state più di 63 mila e, stando a quanto dichiarato dal sottosegretario al MEF Enrico Zanetti, il gettito generato si attesterebbe intorno a 1,9 miliardi di euro. Prima per numero di istanze presentate è la Lombardia (32.040), mentre le medaglie d’argento e di bronzo vanno, rispettivamente, a Piemonte (9.106) ed Emilia Romagna (4.382).
Si legge in un documento di Luigi Casero, viceministro dell’Economia, che tali istanze “recano maggiori imponibili dichiarati per gli anni d’imposta dal 2010 al 2013 per circa 1 miliardo di euro per le imposte sui redditi, circa 4 miliardi di euro per le imposte sostitutive delle imposte sui redditi, circa 284 milioni di euro di imposta regionale sulle attività produttive, circa 137 milioni di euro per l’imposta sul valore aggiunto, circa 4,9 milioni di euro per le maggiori ritenute a 43,6 milioni di euro per i contributi previdenziali”.