Un’espressione tipica anglosassone, un modo di dire, recita così:” Every cloud has a silver lining”, che tradotto sarebbe “ogni nuvola, anche la più oscura, possiede una cornice d’argento che la circonda.” Si usa questa espressione idiomatica per dare conforto a qualcuno che sta passando dei problemi o si trova in una brutta situazione. Si intende infatti cercare di vedere il lato positivo delle cose, esprimendo la speranza che è sempre possibile ottenere qualcosa di positivo da qualsiasi situazione, non importa quanto spiacevole, difficile o dolorosa essa possa essere. Gli eventi che fanno da sfondo agli argomenti di cui parleremo in questo articolo sono tragici: guerre, genocidi,stermini, immagini della sofferenza umana impresse nella memoria. Nonostante tutto, da questi contesti drammatici è scaturito qualcosa di buono. Ecco 5 esempi.
Le M&M’s
I celebri cioccolatini colorati nacquero da un’idea di Forrest Mars (1904-1999) durante la Guerra Civile Spagnola (1936-1939). Osservando alcuni miliziani spagnoli mangiare cioccolatini ricoperti da uno strato di zucchero, quel ricordo ispirò la creazione dei propri confetti. Così, una volta rientrato negli Usa, Mars si recò alla Hershey Corporation (produttrice di cioccolato) e propose a Bruce Murrie, figlio di un executive dell’azienda, l’affare. Era il 1941 ed erano nate le M&M’s, dalle iniziali dei cognomi dei due uomini. Il successo fu immediato tanto che, durante la Seconda Guerra Mondiale, scoppiata pochi anni dopo, le M&M’s furono integrate nelle razioni militari, vista la loro capacità di sopportare, senza sciogliersi, le alte temperature (non a caso il famoso slogan delle M&M’s sarebbe stato “il cioccolato si scioglie nella tua bocca, non nelle tue mani”).
Il Football Americano
Le radici del football affondano nel drammatico contesto del genocidio culturale dei nativi americani. L’assimilazione etnica operata attraverso l’ “Americanization of Native Americans” alla fine del XIX secolo costrinse le ultime generazioni di indiani americani a uniformarsi allo stile di vita occidentale, abbandonando forzatamente il loro retaggio e le loro tradizioni millenarie. Tantissimi ragazzi furono strappati dalle loro tribù e inseriti in scuole specializzate per il reinserimento nella società americana. Coloro che si opponevano, pagavano il loro rifiuto con una vita di indigenze e torture fisiche e psicologiche. Una di queste, la Carlisle Indian Industrial School in Pennsylvania, è legata in modo indissolubile allo sport del football, all’epoca ancora agli albori e sprovvisto di una regolamentazione adeguata. Sin dall’inizio della sua storia, il football veniva considerato uno sport violento: una delle cause principali dei numerosi infortuni era l’utilizzo di formazioni offensive note come “flying wedge”, uno schieramento a cuneo dove un gran numero di giocatori d’attacco si posizionano uniti per sfondare la formazione difensiva, schierata specularmente. Il risultato erano numerosi scontri che spesso portavano a gravi infortuni e qualche volta alla morte. La situazione e le polemiche esplosero nel 1905, quando in tutto il territorio nazionale si riscontrarono 19 decessi fra i giocatori di football per scontri durante i match. intervenne addirittura il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt, il quale minacciò seriamente di vietare il gioco se non fossero state applicate modifiche regolamentari per evitare questi episodi luttuosi. La Carlisle Indian Football Team, composta per la maggior parte da nativi e allenata da Glenn “Pop” Warner, considerato uno dei padri di questo sport, si distinsero per professionalità e ardore e contribuirono in modo determinante all’introduzione di modifiche regolamentari allo scopo di rendere il gioco più spettacolare e per ridurre gli infortuni. Una delle più importanti, stabilita nel 1906, fu quella che prevedeva a possibilità di effettuare il passaggio in avanti, una delle regole che rendono definitivo e caratteristco il gioco del football americano ancora oggi.