Il surriscaldamento globale è uno dei problemi più grandi che l’umanità si sia mai trovata a dover fronteggiare. I cambiamenti recenti del clima sono stati analizzati solo a partire dagli ultimi 50 anni, cioè da quando le attività umane sono cresciute esponenzialmente: emissioni di CO2 nell’atmosfera, emissioni di carbonio, crescenti quantità di gas serra, deforestazione ecc.
Prove evidenti confermano che il cambiamento climatico terrestre ha effetti devastanti su alcune specie animali, modificando l’ecosistema in cui vivono e mettendo a rischio la loro sopravvivenza. Alcuni animali, sorprendentemente, sembrano essersi adattati al fenomeno del riscaldamento globale.
Cefalopodi
Una ricerca pubblicata nel maggio scorso su Current Biology e condotta dalla biologa Zoe Doubleday, ricercatrice presso l’Università di Adelaide in Australia, ha dimostrato che le modifiche climatiche degli ambienti marini (che vedono il ridursi progressivo delle popolazioni ittiche, con le acque acidificate dalle attività umane) stanno portando invece ad un aumento dei cefalopodi, il gruppo di invertebrati che comprende polpi, calamari e seppie. Secondo i ricercatori, i cefalopodi sono altamente adattabili ai cambiamenti nel loro ambiente. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che la maggior parte delle specie vivono solo 1 o 2 anni, morendo non appena partoriscono. Ciò permette loro di rispondere rapidamente ai disturbi ambientali.