Alimentare: Tra Impresa, Consumo Responsabile e Diritti degli Animali – Intervista a Elisa Bianco di CIFW

In un momento in cui tutto il mondo mediatico sembra ruotare attorno all’alimentazione non si può di certo lasciare in ombra ciò che è nel piatto in cui mangiamo. Da anni associazioni e Onlus internazionali infatti si occupano, fuori dai riflettori mediatici, di tutelare i diritti degli animali e di monitorare le condizioni in cui vengono allevati prima di finire sulle nostre tavole.

Compassion in World Farming (CIWF) Italia Onlus è l’unica associazione italiana no profit che lavora esclusivamente per la protezione e il benessere degli animali negli allevamenti. A rispondere alle nostre domande su questo tema complesso e talvolta poco chiaro è Elisa Bianco (in foto), Responsabile europeo per il Settore Alimentare di CIFW.

Elisa-Bianco_CIWF

Nell’anno passato uno dei temi che ha fatto più parlare dell’allevamento (ir)rispettoso degli animali è stato lo scandalo Moncler sollevato dal servizio-inchiesta di Report. Ad oggi le legislazioni in questo settore sono aumentate o sono tuttora insufficienti?

Purtroppo è difficile dare una risposta unica che valga per tutti gli animali allevati, in alcuni casi la legislazione è insufficiente, mentre in altri è vero il contrario. Da un punto di vista generale, è possibile riconoscere due situazioni: quelle specie per cui esiste una legislazione specifica che ne tuteli il benessere in allevamento (come polli e suini) e quelle per cui non esiste una legge di questo tipo (come vacche da latte e conigli). Nei casi in cui la legislazione non esiste, il benessere di questi animali non è regolamentato e gli standard di allevamento, molto spesso, non sono sufficienti a garantire l’espressione dei comportamenti naturali o la possibilità di muoversi liberamente.

Il primo passo dovrebbe essere sviluppare legislazioni specifiche che tutelino il benessere delle diverse specie di animali d’allevamento. Tuttavia, anche per quelle specie per cui esiste una legge, non si può sempre affermare che il loro benessere sia completamente tutelato. La Direttiva che regola il benessere dei polli da carne, ad esempio, non prevede la presenza di arricchimento ambientale o luce naturale, e permette l’allevamento a densità altissime, fino a 42 Kg/m2 (circa 20/21 polli), con evidenti limitazioni per le loro capacità di muoversi. In maniera analoga, la Direttiva suini garantirebbe il benessere dei suini da ingrasso, ma non sempre viene correttamente implementata e, anche quando lo è, permette ancora l’utilizzo di pratiche non sempre rispettose del benessere degli animali, come l’utilizzo delle gabbie di allattamento per le scrofe, che pongono estreme limitazioni ai loro movimenti.