“Are you Series?”, Il Mondo del Cinema Made in Youtube

Novanta progetti iscritti, 12 finalisti, e 60.000€ al vincitore per realizzare l’intero progetto.

Sono questi i numeri del concorso “Are you Series?” lanciato l’anno scorso dal Milano Film Festival. Il contest richiedeva la produzione di una puntata pilota di una serie-web che interpretasse il no-profit italiano in maniera innovativa e creativa.

Ha vinto STATUS, creato e diretto da Margherita Ferri, Renato Gugliano e Davide Labanti, e ispirata ai racconti dei volontari di Cefa Onlus, storica Ong di Bologna. Visti i numeri di partecipazione e l’alta qualità del materiale ricevuto, nonostante la difficoltà e la diffusa ignoranza sul tema, viene da porsi una domanda: qual è la dimensione del fenomeno Web Series?

Il quadro si inserisce in un contesto sociale dove si ha sempre meno tempo e meno voglia di andare al cinema, sedersi comodi e prendersi due ore per guardare un film. “Al giorno d’oggi”, come ha dichiarato Gianluca Guzzo, amministratore delegato di MyMovies.it “abbiamo bisogno di un qualcosa che noi possiamo vedere e gustare in modo completo da una fermata all’altra della metro”.

Il mercato più ricettivo al momento è l‘Asia dove i prodotti “web-nativi” sono i più utilizzati dai maggiori brand per la propria pubblicità, a discapito di mezzi più tradizionali come la televisione. In America invece domina Netflix, ma la televisione ha ancora un peso importante nella scelta degli spettatori.

La confluenza di interessi verso il cinema per il web nasce da una esigenza industriale. È il marketing del “presenta e vai”: un prodotto o un brand importante non si sponsorizza più con una campagna invadente, ma si preferisce offrire al pubblico un intrattenimento. Il messaggio sottointeso è: “Sono così grande e bravo che posso regalarvi questo!” È il caso, per esempio, di PosteItaliane con Lib prima, e con APPosta per te poi.

A livello internazionale ci sono diversi supporti di videosharing che vengono utilizzati per il broadcasting.
A parte il gigante Youtube e il già citato Netflix, che in America è diventato famoso con la serie “House of Cards”, nel campo si sono inseriti anche colossi come Amazon con “Alpha House”, per ora con scarso successo, e altri siti come Hulu, il cui cavallo di battaglia è “Farmed and Dangerous”. E in Italia?

“Quando si parlava del cinema Web il primo anno del Roma Web Festival, le maggiori case di produzione avevano paura: il web era considerato il nemico del cinema. Ma il web non lo è assolutamente”, racconta Janet De Nardis, direttore artistico del Roma Web Festival.

Il fenomeno delle produzioni per internet è nato in Italia nel 2011 con la serie fantascientifica “Freaks!”, ma solo nell’ultimo anno ha sviluppato davvero intorno a sé un fermento creativo e produttivo, attraendo soprattutto investimenti, anche grazie a casi di grande successo come “Una mamma imperfetta”, lanciata dal Corriere della Sera e poi sostenuta e trasmessa da Rai 2. È proprio l’apertura al genere dell’azienda di televisione nazionale ciò che secondo gli esperti può essere davvero il turning point per la sua diffusione del format in Italia.

Nel nostro Paese, in realtà, le basi per una diffusione delle WebSeries, seguendo l’onda francese e spagnola, ci sono già. Basti guardare per esempio alle piattaforme digitali nostrane che si affiancano a quelle internazionali: “Megatube” di Luca Argentero, dove è stata lanciata, per esempio, “Waiting“, sponsorizzata dalla Renault, o Popcorn.tv.

Tra le migliori produzioni nostrane si segnalano “Stuck”, vincitrice dell’edizione 2013 del Roma Web Festival, “Kubrick”, una storia porno con più di un milione di visualizzazioni della prima puntata, “Lost in Google“, che ha creato i suoi episodi usando i migliori commenti dei fan, e la comicità di ThePills.