Avete sempre pensato che il surf non sia uno sport da italiani? Ricredetevi. Leonardo Fioravanti potrebbe stupirvi e farvi cambiare drasticamente opinione. Leonardo –Leo per gli amici- ha da pochissimo vinto il titolo di Campione del Mondo di Surf per la categoria under 18. Oltre a smentire il mito dello sport d’oltreoceano nel nostro paese, con la vittoria di Oceanside in California, Leo ha dato una lezione a tutto il mondo: il duro lavoro, se accompagnato da una sconfinata passione, premia. Eccome, se premia. Classe 1997, Leo non ha dubbi: la determinazione può portare ancora più in alto.
Leo, ci racconti perché e quando hai iniziato a surfare?
Ho iniziato a surfare all eta di sei anni grazie a mio fratello Matteo, lui ha iniziato a surfare un po prima di me visto che ha 8 anni in più di me, e da li e nata la mia passione per il surf. MI sono innamorato di questo sport dal momento in cui sono salito su una tavola da surf. Ho preso la mia onda davanti allo stabilimento balneare dove andavamo sempre con la mia famiglia che si chiama Oceansurf. Il nome dice tutto! I proprietari dello stabilimento sono tra i primi italiani a fare surf quindi l’ambiente era tutto per il mare e il surf.
Campione del Mondo Under 18 ai Mondiali di Oceanside in California in una disciplina che di italiano ha ben poco. Possiamo dire apertamente che si tratta di un trionfo senza eguali. Cosa c’è dietro questa vittoria?
Dietro questa vittoria c’è tanto lavoro duro e tanta volontà. È sempre stato il mio sogno diventare campione del mondo e una parte del mio sogno è stata realizzata la settimana scorsa. Quando ero più piccolo ho avuto la fortuna grazie ai miei genitori e i miei sponsor di viaggiare in giro per il mondo ed allenarmi insieme ai surfisti migliori al mondo e così ho ottenuto lo stesso livello di tanti ragazzi di nazioni forti nel surf come le Hawaii, Australia, U.S.A e tante altre. Quest’anno ho fratturato una vertebra all inizio dell’anno alle Hawaii. Sono rimasto 6 mesi in Francia a Hossegor dentro un centro di riabilitazione (CERS) e mi sono allenato tutti i giorni dalle 8 alle 18. Dopodiché ho ripreso a surfare e sempre allenandomi e facendo fisioterapia ho ripreso a gareggiare dopo 7 mesi.
All’inizio del 2015 hai affrontato un bruttissimo incidente, da cui ne sei uscito più forte che mai. Del resto non è un caso, dato hai più volte ripetuto a tv e stampa il tuo motto: “Quello che non ti uccide ti rende più forte”. Come si fa –secondo te- ad applicare questa filosofia di vita nel quotidiano, in ogni attività, sportiva e non?
Secondo me, anche se sbagli non fa niente. Basta che non ripeti lo stesso errore, tutto lì. Mio papa mi ha sempre detto questa frase: “quello che non ti uccide ti rende più forte” ed è vero perché io sono tornato più forte. Secondo me adesso surfo meglio di prima. Anche nella vita quotidiana qualsiasi cosa faccio non penso al futuro e non mi sono mai pentito delle mie decisioni.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Quest’anno finisco l’anno facendo qualche WQS che sarebbero delle gare di qualificazioni per il circuito mondiale. L’anno prossimo faccio tutto il circuito di qualificazione per cercare di entrare nel circuito mondiale ma voglio anche continuare a viaggiare e ad allenarmi fisicamente per migliorare in tutti i modi.
La cosa più incredibile che ti è successa mentre surfavi?
Nella Gold Coast in Australia ero dentro un tubo ed a un certo punto ho visto un delfino accanto a me nell’onda che mi seguiva, era durante il tramonto e con il sole che brillava sull’onda era bellissimo. Un ricordo che avrò per il resto della mia vita.
Rincorrere i propri sogni: qual è il tuo?
Vincere il titolo mondiale nel circuito WCT ( World Championship Tour)