Da quando lo smartphone è diventato uno strumento indispensabile, sempre presente nelle nostre tasche, il bisogno di semplificare anche un’attività in fondo semplice, come il pagamento alla cassa, è emerso come preponderante. La riprova è il gran numero di app sorte a tale scopo, che intendono fornire all’utente la possibilità di procedere velocemente con la transazione effettuata in sede di acquisti online e non solo. Accanto alle app, impossibile non notare la forte spinta dei circuiti Visa e Master Card verso un nuovo pagamento virtuale. Trovare il prodotto giusto, selezionarlo e finire l’operazione di acquisto in poco più di una manciata di click è però solo parte della funzione svolta da un servizio di pagamento, quale ad esempio quello di Check.
Dagli Stati Uniti, principalmente da un gruppo delle sue università più prestigiose, arriva un primo, utile esempio di quello cui ci riferiamo. Se pensiamo a quando tiriamo fuori la carta di credito e usciamo dal negozio con una borsa carica, il pensiero corre subito all’esito del nostro estratto conto, riepilogativo di quanto il nostro saldo disponibile in banca sia andato prosciugandosi nell’ultimo mese. A preoccuparci, non siamo solo noi, che vediamo ogni volta compromessi i nostri fondi. Anche un nutrito gruppo di economisti e ricercatori, dietro il nome delle università di cui fanno parte, si occupano di scandagliare a fondo le modalità e il momento in cui decidiamo che vale la pena acquistare qualcosa. Niente allarmismi, non si tratta dell’ennesimo caso in cui la nostra privacy si trova minata. Sfruttano solo i movimenti registrati da Check, appunto, per trarne conclusioni su generali abitudini di consumo. Informazioni utili per gli economisti che si troveranno a stabilire, ad esempio, come saremmo più propensi a spendacciare non appena ricevuto lo stipendio del mese, piuttosto che verso la fine dello stesso. Tutte potenzialità che derivano da informazioni ricche, puntuali e veritiere, specialmente se sfruttate in modo aggregato.