A causa di tale processo di canonizzazione, la figura di Adam Smith sembra essere sopravvissuta sino ad oggi come niente più che il teorizzatore della "mano invisibile", l'autore dietro i moderni inni liberisti, e talvolta, nelle distorsioni più caricaturali, un’illustre precursore dell’avidissimo Gordon Gekko di Oliver Stone. Per la medesima distorsione che ci induce ad ignorare la matrice culturale nella quale le discipline economiche affondano le proprie radici, e la novità del loro ambito d'indagine, i più trascurano che Smith era tanto l'economista politico che conosciamo per "La Ricchezza delle Nazioni" (1776), quanto il filosofo morale che traspare così chiaramente da una delle sue opere meno citate: "La Teoria dei Sentimenti Morali" (1759).
Nasce così, da una confessione di colpa di categoria – quella degli economisti - e dalla volontà di espiarla, il nuovo volume dell’economista di Stanford Russ Roberts “Come Adam Smith Può Cambiarti la Vita: Una Guida Inattesa alla Natura Umana e alla Felicità”, uscito in Italia lo scorso febbraio, in distribuzione da Add editore.
“Per gran parte della mia carriera neppure io l’avevo mai letto", ammette Roberts, "e per un economista è piuttosto imbarazzante confessarlo. Chiunque penserebbe che io conosca i due testi più importanti del fondatore del mio campo di studi, ma fino a poco tempo fa sapevo poco o niente della Teoria dei Sentimenti Morali e, anzi, non avevo mai sentito nessuno citare l’altro libro di Smith, l’opera sconosciuta, lo strano testo dal titolo scoraggiante che non sembrava avere molto a che fare con l’economia.”
L’operazione di recupero dell’opera intrapresa dal volume di Roberts non viene tuttavia compiuta per una mera questione d’onesta intellettuale, né per amore accademico verso la completezza. A detta dell’economista di Stanford, svariate sono infatti le lezioni - sulla tecnologia, l'amicizia, l'ambizione, la fama e la moralità - che è possibile distillare dal testo del pensatore scozzese, la maggior parte delle quali rimangono importanti oggi come lo erano nel 1759. “Smith dispensa consigli senza tempo”, sostiene Roberts, “indica al lettore come trovare la felicità e come destreggiarsi tra successi e fallimenti; traccia inoltre il sentiero che conduce alla virtù, e all’integrità spiegando il motivo per cui vale la pena intraprenderlo” – questione quest’ultima che, nello stesso secolo, avrebbe preoccupato anche il Kant della Critica della Ragion Pratica.